Pubblicato il 10 Novembre 2023
L’11 giugno del 2017 Dimitri Fricano uccise la fidanzata Erika Preti con 57 coltellate durante una vacanza alle porte di San Teodoro in Sardegna per una lite scoppiata dopo che l’uomo aveva fatto cadere delle briciole. Fricano prima si inventò una rapina finita male, poi confessò il suo delitto, venendo condannato a 30 anni di carcere.
La scarcerazione
Finora Fricano ha scontato 6 anni di carcere al Lorusso Cotugno di Torino, ma il tribunale di sorveglianza ha disposto la sua scarcerazione per continuare a scontare la pena ai domiciliari a Biella.
Gli avvocati Alessandra Guarini e Roberto Onida hanno spiegato a La Repubblica che “i giudici hanno stabilito che debba essere curato”, non ritenendo compatibile il regime carcerario con la condizione di Fricano, obeso, gran fumatore e quindi a serio rischio di complicanze cardiache.
Il disturbo narcisistico
Il tribunale avrebbe inoltre spiegato che Fricano soffrirebbe di sindrome ansiosa depressiva borderline narcisistica e avrebbe un deficit cognitivo, causato da un’encefalite che lo ha colpito negli anni ’90.
Quanto è entrato in carcere pesava 120 chili, ora è arrivato a 200 chili, e come spiegano i giudici “il detenuto non può camminare se non non le stampelle”, aggiungendo che “può uscire dalla sua cella perché in carrozzina non riesce a spostarsi. Glielo impedirebbero anche le barriere architettoniche interne al Lorusso Cutugno”.
Non può quindi fare alcuna attività fisica, cosa che rappresenta un “pericolo di vita legato al rischio cardiovascolare”.
L’alimentazione
A causa del suo peso Fricano non può usare il letto né deambulare e in carcere non può seguire una dieta. I giudici infatti hanno scritto quanto segue: “Nel corso della restrizione si è riscontrato un ulteriore aumento ponderale, in quanto il paziente non può disporre di un pasto ipocalorico (non dispensato dalla cucina dell’istituto) e non segue le indicazioni dietetiche. Depressione e detenzione lo spingono a consumare in maniera compulsiva alimenti controindicati”.
La pena, secondo i giudici, non è dunque funzionale alla sua rieducazione dal momento che Fricano “è immobilizzato nell’ozio e sta nella passiva sopportazione di una condizione di inferiorità rispetto agli altri detenuti”. Si è espresso favorevolmente sulla scarcerazione di Fricano anche il procuratore generale Alberto Benso e il regime di detenzione domiciliare dovrebbe durare un anno, dopodiché si deciderà sul da farsi.