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Ucraina

L’Ucraina accusa una azienda italiana: “Aiuta Putin ad armarsi”

Pubblicato il 27 Marzo, 2023

L'Ucraina contro l'italiana Danieli: «Aiuta il riarmo di Putin». La replica: «Rispettiamo le sanzioni»

La friulana Danieli è un’eccellenza silenziosa dell’industria italiana. Il gruppo mantiene un profilo relativamente basso, ma è diventato un protagonista globale nella produzione di acciai lavorati e nelle tecnologie di lavorazione dell’acciaio stesso. 

Nell’ultimo anno il suo fatturato è esploso a oltre 3,6 miliardi di euro con attività in molte decine di Paesi, l’utile netto è quasi triplicato a 219 milioni e i dipendenti sono ormai poco meno di diecimila, racconta il Corriere nella sua esclusiva pubblicata oggi.

Danieli sembra aver così superato con successo gli choc internazionali di questi anni, dalla pandemia, al ritorno dell’inflazione, alla guerra in Ucraina.

Ma l’azienda non ha solo degli ammiratori. Non ne ha a Kiev, per lo meno.

Dichiara Agiya Zagrebelska, capo della direzione sulle sanzioni dell’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione del governo ucraino: “Secondo informazioni da fonti aperte e secondo informazioni doganali, varie transazioni hanno avuto luogo tra Danieli e Severstal dopo l’inizio dell’invasione a tutto campo del nostro Paese”.

“Queste informazioni – continua Zagrebelska – ci danno la base per considerare Danieli uno sponsor internazionale della guerra in Ucraina”. L’accusa all’azienda italiana riguarda la fornitura di macchine utensili e componenti per la lavorazione dell’acciaio poi usato per le dotazioni dell’esercito di Mosca, proprio a partire dalle attività del gruppo Severstal.

Severstal è un conglomerato importante per il complesso militare-industriale nella Russia di Vladimir Putin. Il gruppo è controllato per oltre il 75% e presieduto da Alexey Mordashov, 57 anni, una fortuna stimata in 21 miliardi di dollari all’inizio della guerra e dal 28 febbraio 2022 soggetto a sanzioni dell’Unione europea. Severstal non è sottoposta direttamente a misure restrittive ma la dottrina giuridica dell’Unione europea sulle «migliori pratiche» in materia, basata su documento interpretativo emanato il 4 maggio 2018 dal Consiglio dell’Unione europea, indica che è da considerare sotto sanzioni ogni azienda controllata per più del 50% da un soggetto sanzionato (com’è, appunto, Mordashov).

E, appunto, Severstal non è un’azienda qualunque. Con la sua attività nella produzione di acciaio, è un fornitore di rilievo dell’esercito russo. Produce acciaio per armature, acciaio per mezzi di trasporto militare su terra e il direttore generale della divisione Acciaio di Severstal, Sergey Toropov, nel 2015 ha spiegato che l’azienda produce anche speciali scafi d’acciaio per sottomarini militari e navi da guerra. Ma quanto c’è di vero nelle accuse del governo ucraino a Danieli.

In generale, il gruppo friulano respinge le affermazioni che arrivano da Kiev. Dice Fabio Londero, General Counsel di Danieli:

“Il nostro gruppo ha sospeso tutti i contratti con soggetti sanzionati quali, per esempio, Severstal. Ci sono ben note le conseguenze legali e reputazionali legate alle nostre attività sul mercato russo. Non possiamo che stigmatizzare una serie di affermazioni sulla nostra attività in Russia che appaiono, quantomeno, imprecise». Londero riconosce che Danieli aveva aperto un contratto con Severstal nel 2020, in modo perfettamente legittimo all’epoca, benché Mosca fosse già invischiata da sei anni in una guerra a bassa intensità nel Donbass. Ma l’avvocato di Danieli aggiunge anche una precisazione: il suo gruppo non conosce la destinazione degli acciai prodotti dal cliente russo. «Svolgiamo da sempre analisi di compliance sull’integrità delle controparti commerciali – dice Londero – ma non possiamo avere gli strumenti per controllare l’uso che viene fatto dei prodotti grezzi e semilavorati realizzati da Severstal e venduti a terzi”.

Nel concreto tuttavia le analisi del Consiglio per la sicurezza economica del governo ucraino hanno fatto emergere dettagli nuovi riguardo a Danieli.

Il 10 agosto dell’anno scorso, dopo più di cinque mesi di guerra aperta e a più di cinque mesi dall’iscrizione di Mordashov nella lista dei soggetti sotto sanzioni, una controllata del gruppo friulano ha fornito alla Severstal una doga di raffreddamento.

L’azienda fornitrice è la Danieli Corus, basata in Olanda. Il prodotto venduto è una tecnologia industriale che raffredda le pareti interne di un altoforno durante la fusione e la lavorazione dell’acciaio. Dunque, in questo caso, le forniture al gruppo di Mordashov non si sono fermate all’inizio della guerra e con l’avvio delle sanzioni. Londero, il General Counsel di Danieli, non nega che la transazione fra Danieli Corus e Severstal abbia avuto luogo nell’agosto scorso.

Ma aggiunge: “L’operazione faceva riferimento ad un contratto sottoscritto prima dell’entrata in vigore delle sanzioni ed è stata effettuata solo dopo approfondite analisi, che hanno condotto la nostra controllata a ritenere che la spedizione fosse compatibile con le normative europee”.

In effetti Danieli Corus si era mossa per tempo. Subito dopo le sanzioni a Mordashov del 28 febbraio 2022 aveva chiesto un parere a BenninkAmar Advocaten, uno studio legale di Amsterdam. Che in una risposta del 7 marzo successivo aveva riconosciuto come la tecnologia in questione possa essere “dual use” (civile e militare), ma aveva concluso: “Sebbene la messa a disposizione di Severstal dei beni e delle attrezzature (la doga di raffreddamento, ndr) possa essere considerata in linea di principio come una messa a disposizione indiretta al Sig. Mordashov, vi sono validi argomenti per affermare che le risorse economiche non saranno in pratica utilizzate dal Sig. Mordashov o a suo vantaggio”.

In base a questo argomento, secondo lo studio legale, non ci sarebbe stata violazione delle sanzioni e dunque la tecnologia si poteva vendere al gruppo che rifornisce l’apparato militare-industriale di Putin. Ma nel suo parere lo studio legale BenninkAmar aggiunge un’osservazione: “Non possiamo escludere del tutto che le autorità decidano diversamente, se la domanda viene rivolta a loro – si legge nel documento -. Suggeriamo quindi di porre la questione al ministero degli Esteri (olandese, ndr)” avvertendo che le autorità “tengono a scegliere la posizione più guardinga”.

Danieli spiega di aver inviato una richiesta al ministero degli Esteri dell’Aia quasi cinque mesi dopo, “nella settimana del 27 luglio” (che era un mercoledì) e che “l’autorità olandese non ha mai fornito risposta”. In ogni caso, meno di dieci giorni lavorativi più tardi il componente partiva per gli altiforni della Severstal in Russia.

Un aspetto peculiare di questa vicenda riguarda l’origine della fornitura a Krasny Oktyabr: viene da Danieli Volga, la consociata dal gruppo italiano situata a Dzerzhinsk, nell’Oblast di Nizhny Novgorod. È una sede produttiva aperta anni fa per sostenere le forniture ai clienti russi e partita con 120 addetti, secondo la stampa locale.

Londero spiega che è in corso un rapido ridimensionamento: “Danieli sospenderà ogni ulteriore attività per nuovi progetti nel territorio della Federazione russa – dice -. A seguito del conflitto con l’Ucraina e per rispettare le sanzioni imposte dall’Unione europea, l’azienda ha deciso di ridurre in modo drastico le sue attività in Russia al solo fine di completare i progetti in corso con clienti non sanzionati e per prodotti non sottoposti a restrizioni. A seguito di questa decisione – continua l’avvocato del gruppo friulano – il sito di Danieli Volga ha registrato nel 2022 una diminuzione di attività di oltre il 70% e opera solo con clienti russi non sanzionati. Inoltre, stiamo valutando una cessione delle attività industriali della consociata russa”.

Anche qui, la rappresentante ucraina Zagrebelska non concorda: “Non siamo al corrente dell’esistenza di clienti puramente civili e non sanzionati di Danieli – accusa -. La gran parte dell’industria metallurgica russa è impegnata nel settore militare, in un modo o nell’altro”.

Non è affatto provato che tutti i clienti russi di Danieli siano sotto sanzioni, al contrario. Ma al bilancio consolidato del 30 giugno scorso Danieli Volga ormai ha 146 dipendenti, più di quanti ne avesse all’inizio. Di certo un’occhiata al portale del dipartimento del lavoro della regione di Nizhny Novgorod (il Corriere ne ha copia) mostra il 22 marzo 2023 ben 17 diverse offerte di posti di lavoro da parte di Danieli Volga: l’azienda cerca molti profili diversi, da conducenti di muletti a ingegneri di produzione o di software. Non pochi per un impianto industriale di cui la casa madre “valuta la cessione” e che nel 2022 – come appunto si spiega – ha avuto una diminuzione di attività del 70%.


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