Ucraina: “Rischiamo un’altra Chernobyl in scala più grande”

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E’ sempre più allarmante la situazione nel territorio dove si trova Chernobyl. E la preoccupazione non riguarda soltanto le ripercussione sulla salute dei soldati russi che sono stati costretti ad agire in maniera sconsiderata dove ancora gli effetti del disastro nucleare sono presenti, eccome.

I missili russi lanciati a bassa quota sulle centrali nucleari potrebbero scatenare un incidente di grossa portata, simile a quello accaduto esattamente 36 fa a Chernobyl.

Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo ultimo messaggio notturno, raccontando di tre missili che hanno sorvolato contemporaneamente tre centrali nucleari: quella a Zaporizhia, Khmelnytsky e altre centrali nucleari dell’Ucraina meridionale.

L’azione delle truppe moscovite fanno tornare alla mente la catastrofe nucleare di Chernobyl, che aggraverebbe ulteriormente il bilancio delle vittime civili. 

E’ il timore espresso all’AdnKronos da Petro Kotin, ceo di Energoatom, commentando quanto accaduto nella giornata di ieri, quando due missili da crociera russi sono finiti sulla città di Zaporizhia, dopo aver sorvolato a bassissima quota l’omonima centrale atomica occupata dai russi. Il ceo di Energoatom. L’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel territorio del Paese, non nasconde di essere preoccupato per “la presenza dei russi” in un sito come Zaporizhia “che conta sei reattori di tipo Vver1000 per un totale di quasi 6000 Mw”.

“Chernobyl non è sicura”

Ma non è un pericolo legato alla tecnologia: quella, spiega “è una centrale verde. Non ha alcun tipo di impatto ambientale e noi riteniamo che mai lo avrà. Il pericolo lì è la perdita del controllo fisico dei reattori da parte dei nostri operatori, perché anche se tecnicamente sono presenti, si ritrovano fisicamente accanto ai russi che hanno convertito la centrale in una base militare con veicoli corazzati, carri armati, camion, armi, gas… collocati lateralmente e che potrebbero esplodere in qualunque momento”.

Senza contare la componente psicologica: “L’impatto sul personale è forte. I nostri tecnici sono terrorizzati, per loro stessi, per le loro famiglie che vivono nei paraggi”.

“Potremmo avere un’altra Chernobyl, in scala più grande”, ha affermato all’AndKronos Kotin, evocando un disastro che rischia di cancellare il ricordo di quel 26 aprile del 1986 quando un guasto al reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl provocò il più grave incidente della storia dell’energia atomica civile.

E nel paventare un rischio maggiore, il ceo di Energoatom ha lanciato un monito sulle azioni dei russi: “Ci aspettiamo a breve un altro pericolosissimo lancio e sorvolo in bassa quota su un’altra centrale. Ritengo che stiano controllando i percorsi per essere in grado prossimamente di colpire a colpo sicuro oggetti nucleari. Purtroppo la minaccia nucleare è una minaccia concreta”. Per Kotin, infatti, le emissioni radioattive nella centrale nucleare dismessa di Chernobyl non sono nella norma, rendendola quindi “non sicura”. 

La centrale, aggiunge, “è ancora radioattiva e contaminata dalla catastrofe di 36 anni fa. In alcuni punti, le emissioni radioattive sono nella norma, come confermato ieri anche dai controlli degli agenti Aiea, presenti con il presidente Rafael Grossi in occasione della ricorrenza dell’incidente nucleare. Ma in altri punti, come nella foresta rossa, da noi così soprannominata perché morta dopo il disastro del 1986, i livelli radioattivi sono superiori alla norma”. Kotin non ha dubbi: di questo aumento di radioattività “sono responsabili le truppe russe che giunte a Chernobyl hanno smosso senza criterio con i carri armati e i veicoli blindati terra contaminata e si sono messe a scavare trincee, toccando il terreno dove si era riversato il combustibile radioattivo a 15 cm dalla superficie, la parte più inquinata, senza indossare protezioni, restandoci dentro”. 

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Redazione Nazionale

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