Ragioni che un peluche non può certo capire, cose come il lavoro, i soldi per un affitto, la casa da difendere, magari i nonni da curare, racconta l’inviato in Ucraina del Corriere.
Si sono guardati spesso Ilya e il suo peluche in questi ultimi mesi passati al buio. Sei anni lei, ucraina del Donbass, capelli biondi e occhi azzurri.
Cinese d’origine lui, un incrocio tra un giaguaro e un unicorno, figlio della fantasia. Tutt’e due avrebbero potuto avere una vita diversa. Non fosse nata lei proprio ad Avdiivka e lui non fosse finito in quel container destinato all’Ucraina. Lei sarebbe diventata grande.
Lui sarebbe forse invecchiato nella scatola dei ricordi per spuntar fuori alla nascita della figlia di Ilya. Un futuro che non esiste più.
La padroncina pallida, scricciola come tanti piccini a quell’età, affettuosa, timida, curiosa di una scuola che non ha mai frequentato, non c’è più.
La morte di Ilya, per paura, è stata comunicata ieri dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede, uno dei pochi posti al mondo dove ci sono adulti che pensano cose diverse a proposito della necessità di combattersi. Ilya piangeva, rabbrividiva, chiedeva aiuto con lo sguardo e il suo peluche dagli occhioni la consolava. Ma non è bastato.
Nella battaglia del Donbass, per fortuna o perché qualcosa anche i grandi imparano, sono adesso coinvolti meno civili che in altre battaglie di questa invasione. Sono stati convinti ad evacuare (parola che Ilya non ha imparato) o hanno avuto il tempo di scappare. La famiglia della piccola, invece, era restata. Non sappiamo perché, ma possiamo sentire nella pancia il dolore che provano adesso mentre compongono il corpicino della figlia, le chiudono gli occhi, cercano un momento tra una bomba e l’altra per seppellirla.
Ilya non lo sapeva, ma in fondo è la sorella maggiore di Aylan, 3 anni, il piccolo curdo annegato davanti alle spiagge turche di Bodrum nel 2015.
Lui scappava dalle bombe in Siria per trovare pace in un’Europa che non lo voleva. Lei è rimasta sul fronte della guerra tra Russia e Ucraina per 11 mesi. Lui, lei, i loro giochi, il loro futuro cancellato sono uno schiaffo alla capacità della politica di essere umana. La loro scomparsa è la vergogna di noi grandi incapaci di difenderli.
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