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’Evitare qualsiasi forma di polemica’: L’Università Bicocca censura un corso su Dostoevskij. La denuncia del professore: ’Essere un russo morto è una colpa’

Pubblicato il 2 Marzo, 2022

Nori — classe 1963, traduttore e blogger, scrittore raffinato, autore di una cinquantina di romanzi — è docente al Dipartimento di studi umanistici Iulm, insegna traduzione editoriale della saggistica russa. In questo caso era stato chiamato dalla Bicocca per un minicorso su Fëdor Michajlovič Dostoevskij

«Ho ricevuto una mail dall’università Bicocca…». La diretta video è partita dal tema «la paura che fanno i russi», è passata dalla testimonianza del premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov, il direttore di Novaja Gazeta, poi ha toccato la vicenda di Alexander Gronsky, prima invitato e poi «cancellato» dal festival di fotografia di Reggio Emilia. Infine, è arrivata in Bicocca, l’ateneo pubblico di Milano.

Paolo Nori su Instagram: «Dovevo cominciare mercoledì un corso di quattro lezioni sui romanzi di Dostoevskij, un’ora e mezzo ciascuno, gratuito e aperto a tutti. Poi ho ricevuto questa mail: “Caro professore, il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione presa con la rettrice (Giovanna Iannantuoni, ndr) di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione».

Nori — classe 1963, traduttore e blogger, scrittore raffinato, autore di una cinquantina di romanzi — è docente al Dipartimento di studi umanistici Iulm, insegna traduzione editoriale della saggistica russa. In questo caso era stato chiamato dalla Bicocca per un minicorso su Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Quel corso non si farà — non ora, è scritto in quella mal. Ridicola censura, dice Nori: «La paura che fanno i russi sta prendendo dimensioni singolari».

Retromarcia della Bicocca

Dalla Bicocca, in mattinata, arriva però la retromarcia. La rettrice Iannantuoni spiega: «Nessuna censura, il corso si terrà come previsto. Ho invitato Nori per un caffè in rettorato e lui ha accettato. C’è stato un malinteso in un momento di grande tensione. Dall’idea di questa università non c’è niente di più lontano della censura».

bicocca
Università Bicocca
La diretta Instagram

L’ultimo libro di Paolo Nori, pubblicato nel 2021, si intitola: «Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij». Un nome impronunciabile, oggi, con il conflitto russo-ucraino in corso e le bombe russe su Kiev? «Essere un russo è una colpa — dice Nori sbigottito e quasi in lacrime nella diretta Instagram —. Anche essere un russo morto. “

“Quello che sta succedendo in Ucraina è orribile, e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma queste cose qua sono ridicole: un’università italiana che proibisce un corso su Dostoevskij, non ci volevo credere. Bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij. O di Tolstoj, primo ispiratore dei movimenti non violenti, molto ammirato da Gandhi che poi ha perfezionato la pratica. Questa cosa che l’università italiana proibisca un corso su Dostoevskij per evitare ogni forma di polemica è incredibile».

La colpa dei russi

All’inizio della diretta c’erano le parole scritte da Dmitry Muratov e tradotte proprio da Nori: «”Il nostro Paese per ordine del presidente Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina e non c’è nessuno che può fermarla. Perciò, oltre ad essere addolorati, abbiamo e ho anche vergogna. Dalla mano del comandante supremo come il portachiavi di una macchina costosa penzola il pulsante dell’attacco nucleare… Solo un movimento globale contro la guerra può salvare la vita sul nostro pianeta…”. Sono argomenti potenti in considerazione delle conseguenze che i giornalisti possono subire — riflette Nori — Ma essere russi è come una colpa, ormai. Non riesco a capire».

La solidarietà a Paolo Nori

Le reazioni al caso, arrivate prima del dietrofront della Bicocca, sono sbigottite. «La decisione è stupida e provinciale», commentano i Sentinelli di Milano: «È una cosa da minculpop. Combattere Putin, comportandosi da Putin, squalifica senza appello questa decisione». Sul tema interviene con un tweet lo scrittore, drammaturgo e regista teatrale Giulio Cavalli: «La pericolosa abitudine di confondere i popoli con i loro governi è utile per infiammare il tifo ma diseduca alla complessità. Solidarietà a Paolo Nori (e a #Dostoevskij)». Sulla stessa linea Nicolai Lilin, l’autore di «Educazione Siberiana»: «Ecco dove ci porta la becera propaganda dell’odio».

Questa la riflessione affidata a Facebook: «Probabilmente i funzionari dell’ateneo considerano Fyodor Michailovich Dostoevskij uno pericoloso sostenitore di Putin. Temo che anche io, dato che ho un passato nell’esercito russo ben più grave delle esperienze che fece Fyodor Michailovic, un passato che ho pure raccontato in diversi romanzi che ho scritto — conclude Lilin — dovrò presto aspettare varie “scomuniche” e processi inquisitori da parte dei benpensanti che in questi giorni hanno scavato le trincee da guerra talmente profondi, da perdere qualsiasi connessione, anche più labile, con la lucidità. La bellezza alla fine trionferà e riuscirà a salvare il mondo, però in molti rimarranno sepolti in quelle trincee, dai quali adesso fomentano l’odio».

Il filosofo Cacciari: “Neanche in Germania negli anni Trenta”

“E’ una cosa dell’altro mondo sospendere un corso su Dostoevskij dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. Ma siamo impazziti! Ma neanche in Germania negli anni Trenta, probabilmente lo avrebbero sospeso. Poi dico, per Dostoevskij, avrei capito nella follia totale di sospendere un corso su un poeta che ha scritto la Divina Commedia in onore di Putin“. Sono le parole del filosofo Massimo Cacciari, rivolte all’Adnkronos.

“Ho appena finito di scrivere un saggio sull’argomento”

Questi ha aggiunto: “Abbiamo appena fatto un Convegno ai Lincei su Dostoevskij, ho appena finito di scrivere un saggio sugli atti di questo convegno. E’ folle, che si vergognino. Ma chi sono questi che hanno deciso, questo branco di deficienti della Bicocca. Fa venire i brividi dall’orrore, una cosa da impazzire. Bisognerebbe moltiplicarli i corsi su Dostoevskij, su Tolstòj, sui Grandi Russi. Io spero ci sia un appello, che siano messi in manicomio questi pazzi che hanno preso una decisione del genere”.

“Siamo un Paese che sta portando il cervello all’ammasso”

E infine: “Questo dimostra ormai in che clima viviamo: un clima di caccia alle streghe a 360 gradi. Siamo un Paese che sta portando il cervello all’ammasso. Prima tutto sì sì, no no, nero o bianco su tutte le questioni. E adesso di tutta l’erba un fascio, Russia di Putin con dentro Dostoevskij. Poi Tolstoj? Chi sarà il prossimo? Tutto insieme, facciamo un bel grumo da una parte e dall’altra, cerchiamo di rincoglionirci più di quanto già non lo siamo in questo paese di m…”.

Renzi: “In questo periodo bisogna studiare di più, non di meno”

Queste le parole di Matteo Renzi (Iv): “Proibire di studiare Dostoevskij contro Putin significa essere folli. In questo tempo bisogna studiare di più, non di meno: in Università servono maestri, non burocrati incapaci“.

Bersani: “Ma davvero?”

Così su Facebook Pier Luigi Bersani: “Ma davvero è stato annullato a Paolo Nori un percorso didattico su Dostoevskij in ragione della ‘delicatezza’ del momento? Ma stiamo scherzando?

Le critiche all’Università

In poco tempo, Nori ha ricevuto numerosi messaggi di vicinanza e solidarietà, mentre sulla pagina Facebook della Bicocca sono comparsi molti commenti critici e di protesta. “Mi auguro che gli studenti cambino tutti università! A Milano c’è una nuova forma di dittatura, dalla Scala all’università. Una follia”, si legge in un post. “Almeno nei luoghi che dovrebbero fare cultura e formazione che si cerchi di tenere un equilibrio e un senso della realtà e della giustizia!!”, risponde una studentessa.

“Ma vi rendete conto o no della pericolosità nel cancellare (posticipare) lezioni su Dostoevskij? Non ritenete i vostri studenti capaci di distinguere tra cose che non sono minimamente paragonabili tra loro?”, chiede un altro utente. “Mi domando se l’Università Milano Bicocca abbia chiaro quale sia il compito culturale che le compete: il gesto di censura è di una gravità assoluta, ha delle implicazioni di follia politica totale. Cosa facciamo, cancelliamo la cultura russa dalla storia europea?”, afferma una donna. “Roba da Russia di Putin”, scrive, lapidario, un altro commentatore.

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