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Università

“Università Buona” a Catania? Ecco come potrebbe realizzarsi

Pubblicato il 12 Novembre, 2021

Una università che premi il merito, che faccia selezione di talenti e non di cooptati, che applichi la piena trasparenza. Sono queste alcune delle richieste e delle proposte emerse dal dibattito che si è tenuto a Catania.

A organizzare l’evento “Università Buona” è stata la deputata Simona Suriano che ha relazionato con il presidente della commissione nazionale Antimafia Nicola Morra, con l’autore del libro Mala Università ed esponente dell’Associazione Trasparenza e Merito Giambattista Sciré, con la professoressa di diritto processuale comparato Daniela Mainenti, con l’ex ministro e deputato nazionale Lorenzo Fioramonti. Hanno partecipato anche  l’ex direttore generale dell’ateneo di Catania Lucio Maggio, la referente nazionale scuola e università di Rifondazione Comunista Loredana Francaleone e la redattrice della rivista Scomodo, Federica Tessari. Inoltre è intervenuta in collegamento Micol, la dottoressa cardiologa vittima di vessazioni al Policlinico Universitario di Catania, rivelate da una recente inchiesta giornalistica.

Simona Suriano si è focalizzata sull’inchiesta che ha disvelato i concorsi truccati all’interno dell’Università di Catania: “Non a caso abbiamo scelto di tenere un incontro del genere proprio qui. Catania ha dimostrato le storture del mondo accademico denunciate da anni da chi, come ad esempio Giambattista Sciré, ne ha subito dirette conseguenze venendo escluso dalla ricerca in favore dei soliti privilegiati. Io ho depositato interrogazioni parlamentari, interpellanze, ho parlato con tutti i ministri che si sono succeduti, con il rettore dell’ateneo ma ancora non è stata fatta giustizia per Sciré nonostante vi siano sentenze che hanno stabilito che il concorso dal quale è stato escluso non era regolare. In un Paese normale Sciré dovrebbe essere dentro l’università di Catania e dovrebbe essere il simbolo della rinascita dopo lo scandalo, invece è ancora inspiegabilmente fuori dal mondo accademico”.


Anche il presidente dell’Antimafia Morra ha sottolineato lo scandalo del caso Sciré: “C’è una sentenza del Tar a favore del ricercatore illegittimamente escluso a cui il rettore non dà applicazione e ciò è grave. Se si vuole certezza del diritto occorre rispettare le sentenze e anche gli atenei dovranno adeguarsi al fatto che la legge è uguale per tutti. Fa rabbia, da cittadini, sapere che vi siano sentenze non eseguite”.

“Spiace dirlo ma la mia battaglia è ferma allo stesso punto di dieci anni fa – ha detto Sciré durante il suo intervento -. Da quattro mesi c’è una sentenza non eseguita dall’ateneo e sarò costretto a denunciare. Politica e istituzioni devono agire, anche alla luce di ciò che abbiamo letto negli atti dell’inchiesta e nelle intercettazioni e si può valutare il commissariamento dell’università. Ora mi rivolgono ai cittadini: è normale che un ente non debba rispettare una sentenza?”.

La professoressa Daniela Manenti ha evidenziato la situazione dei cervelli in fuga e i diversi metodi di arruolamento universitario nei Paesi anglosassoni. Inoltre ha evidenziato i mancati investimenti nel mondo universitario: “In Lombardia vi sono 13 atenei per 9 milioni di abitanti e 314mila iscritti, mentre in sicilia ci sono 4 atenei e 108mila iscritti con 4 milioni di abitanti. In Lombardia c’è 1 universitario su 31 abitanti, in Sicilia 1 su 44. Avere universitari vuol dire muovere l’economia, vuol dire potenziare la ricerca, vuol dire avere riscontri sul territorio”.

L’ex ministro Fioramonti ha sottolineato che “il sistema di arruolamento universitario è inefficace e servono nuovi sistemi di reclutamento”. “L’accademia non può elargire posti – dice Fioramonti – in cambio di favori. Le persone debbono avere ruoli in base alle loro competenze ma spesso non è così. Da ministro ho provato a fare riforme, a ridurre il precariato, a introdurre merito chiedendo maggiori risorse gli atenei. Volevo fare di Catania un simbolo del riscatto ma purtroppo ciò non è accaduto”.

Per Lucio Maggio servono “etica, deontologia e trasparenza. La riforma dell’università deve ripartire da questi assunti. Credo che dopo l’inchiesta di Catania occorreva più tempo per la nuova governance dell’ateneo invece ci sono state affrettate elezioni balneari. La soluzione del commissariamento invece era quella prospettata da più parti. Stiamo parlando di un ateneo dalla storia secolare che deve fare pulizia”.

La dottoressa Francaleone ha chiosato: “Esiste uno strapotere della Crui che ha un ruolo estremamente importante e che spinge verso un sistema che nulla ha a che vedere con quello che dice la Costituzione. Vi è, infatti, una fortissima spinta verso la privatizzazione e abbiamo una società che non sta andando nella direzione dell’interesse di tutta la popolazione, ma nell’interesse di pochi”.

Ha concluso il consigliere comunale M5S Graziano Bonaccorsi : “Sono rammaricato per ciò che è accaduto nell’ateneo di Catania ma genera ancora più rammarico la mancata costituzione di parte civile dell’università nei processi scaturiti dall’inchiesta. Inoltre dopo l’accaduto è sembrato inopportuna la nomina del nuovo dg che è stato per anni politico di spicco”.

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