USB: “ Il piano industriale di JSW non esiste”

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E’ inutile girarci ancora intorno. Il piano industriale di JSW non esiste. E’ ormai evidente che la multinazionale non ha intenzione di investire un euro nel nostro sito produttivo. Se avesse voluto farlo lo avrebbe già fatto in questi anni. Continuare a chiedere all’infinito un intervento “salvifico” dell’imprenditore Indiano sta creando una situazione al limite del ridicolo. Un atteggiamento offensivo per i lavoratori ma anche per tutta la città e i suoi cittadini. Una città che aspetta da anni un programma di bonifica e riconversione ambientale.
Anche continuare a chiedere un intervento forte dello Stato senza mettere in discussione questa proprietà rischia di essere una posizione molto pericolosa. Strano che anche le altre organizzazioni sindacali, in un recente comunicato, parlino di JSW come un’azienda totalmente inaffidabile ma contemporaneamente vorrebbero che il Governo trasferisse milioni di euro proprio ad un soggetto che non dà nessuna garanzia. Dovremmo consegnare una montagna di soldi pubblici ad una società che non ha intenzione di investire un centesimo sul nostro territorio?
Siamo sicuri che la “famosa” commessa di RFI, una volta assegnata, sarà effettivamente prodotta qui a Piombino? Con quali impianti?
Il primo obiettivo da portare a casa come lavoratori che come cittadini Piombinesi, prima di parlare di qualsiasi altra cosa, è che questa multinazionale se ne vada immediatamente.
Se di intervento dello Stato si deve parlare allora che sia un intervento vero. Quelli che oggi continuano ad affermare che le nazionalizzazioni sono impossibili sono gli stessi che vorrebbero regalare centinaia di milioni di euro pubblici a delle imprese private. Convinti dell’irreversibilità   del libero mercato, anche nei settori strategici, ma sempre, però, con l’aiuto Statale. Ovviamente senza neanche avere una contropartita in termini occupazionali e ambientali.
USB ha avviato una campagna nazionale per ottenere finalmente un piano nazionale sulla siderurgia. Un settore che non può essere lasciato in mano ad imprenditori senza scrupoli che sfruttano la loro posizione lasciando dietro di sé solo macerie e inquinamento. La salvaguardia occupazionale non può che passare da un intervento diretto dello Stato.
Anche da questo punto di vista, la soluzione che prospettiamo, sarebbe l’unica possibilità per ottenere davvero un piano di riconversione sostenibile e un programma serio di bonifiche. Interventi non più rinviabili che devono essere messi al primo posto in qualsiasi discussione sul futuro di Piombino e della sua acciaieria.  USB sarà sempre dalla parte di quei cittadini e cittadine che lottano per la salute e per il territorio.
La contraddizione tra ambiente e lavoro non esiste. Continuare a lavorare su impianti vecchi che cascano a pezzi in attesa di investimenti che non arriveranno mai vuol dire prendere in giro prima di tutto i lavoratori. Lavoratori che rischiano quotidianamente di farsi male.
Vuol dire accettare passivamente gli eventi invece di avere il coraggio di governarli.
In questa situazione il ruolo del sindacato non può che essere quello di proporre soluzioni che vadano alla radice del problema. Il resto vuol dire “tirare a campare” sperando nell’ennesima promessa o rassicurazione che puntualmente viene disattesa. Se continuiamo su questa strada la partita rischiamo di perderla in ogni caso.

Sulla base di queste proposte USB chiama alla mobilitazione tutti i lavoratori e la cittadinanza attiva. Basta con gli errori del passato o con la rassegnazione.
Il futuro di Piombino è appeso ad un filo. E’ ora di abbandonare gli schemi tradizionali e intraprendere una nuova strada.
Lunedì 22 marzo ore 12 davanti alla portineria centrale

USB Federazione di Livorno e Piombino. 
USB Settore nazionale industria.

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Barbara Noferi

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