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‘Vaccino Oxford’: messi in pausa i trial a livello globale per verifiche sulla sicurezza

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Il test di Fase 3 del vaccino sviluppato dalla casa farmaceutica AstraZeneca, noto al pubblico come “Oxford”, è stato fermato momentaneamente per delle verifiche a seguito dell’insorgere di effetti collaterali seri in un volontario che ha partecipato al trial.


Il suo vero nome è ChAdOx1 nCoV-19 ed è il vaccino su cui hanno puntato diversi stati europei, fra cui l’Italia, e su cui hanno chiuso un accordo anche gli Stati Uniti. Si tratta di uno dei candidati vaccini contro il SARS-CoV-2 più promettenti e in fase di test più avanzata, ma in questo momento è sotto verifica precauzionale.
Dopo aver superato con incoraggianti risultati le prime due fasi di controlli, per verificarne l’effettività, i dosaggi e la sicurezza, il ChAdOx1 era entrato nella sua ultima fase di test in cui si prevedeva di impiegare 10.000 volontari in Gran Bretagna e Sud Africa, andando poi a coinvolgere anche altri paesi europei nonché aree fortemente toccate dall’epidemia di Covid-19 come gli Stati Uniti e l’America latina, per arrivare a un totale di 30.000 individui arruolati.


Nell’ambito di questo ultimo test esteso a livello globale si è però verificato un episodio di severa reazione avversa che ha portato alla sospensione dei trial in corso.
Sembra infatti che dopo l’inoculazione di questo vaccino uno dei volontari arruolati abbia sviluppato dei sintomi importanti su cui ora si necessita di fare chiarezza. Per tale ragione e pur trattandosi di un solo individuo fra i migliaia già sottoposti al “vaccino Oxford” si è deciso di bloccare momentaneamente in tutto il mondo l’avanzamento del test di Fase 3.
L’azienda, interpellata da CNN su questo stop ha spiegato: “Come parte degli studi globali randomizzati e controllati in corso sul vaccino Oxford contro il coronavirus, il nostro processo di revisione standard ha innescato una pausa nelle vaccinazioni per consentire la revisione dei dati di sicurezza. Questa è un’azione di routine che deve avvenire ogni volta che c’è una malattia potenzialmente inspiegabile in uno dei trial. Nelle sperimentazioni di grandi dimensioni, le malattie si verificano casualmente ma devono essere verificate in modo indipendente per controllare attentamente. Stiamo lavorando per accelerare la revisione del singolo evento e ridurre al minimo qualsiasi potenziale impatto sulla tempistica dello studio. Ci impegniamo per la sicurezza dei nostri partecipanti e i più alti standard di condotta nei nostri processi.”

Questo tipo di test vengono infatti seguiti anche da un comitato, il Data and Safety Monitoring Board (DSMB), che ha in compito di tenere sotto osservazione l’avanzamento delle sperimentazioni e, nel caso si verifichi qualche imprevisto, ha il potere di fermare i trial per consentire le dovute verifiche. Al momento però non è dato sapere se a predisporre l’alt temporaneo è stato questo organismo di controllo oppure la stessa AstraZeneca.

L’impegno per la tutela della sicurezza è dunque molto alto e questo episodio testimonia quanto dichiarato ieri da questa casa farmaceutica in un comunicato scritto congiuntamente con altre otto aziende, che come lei hanno i loro vaccini Covid in fase avanzata di sviluppo.
In una lettera corale firmata dagli amministratori delegati di AstraZeneca Plc, BioNTech SE, GlaxoSmithKline Plc, Johnson & Johnson, Merck & Co., Moderna Inc., Novavax Inc., Pfizer Inc. e Sanofi si è infatti dichiarato: “Noi società biofarmaceutiche, desideriamo chiarire il nostro impegno continuo a sviluppare e testare potenziali vaccini per COVID-19 in conformità con elevati standard etici e solidi principi scientifici. Nell’interesse della salute pubblica, ci impegniamo a fare sempre della sicurezza e del benessere delle persone vaccinate la nostra massima priorità.”
Queste parole pronunciate con una sola voce dalle nove industrie farmaceutiche hanno l’obiettivo di spazzare via dal campo i dubbi sorti attorno ai vaccini Covid.

In ambito scientifico ci si è infatti accorti di una progressiva preoccupazione dei cittadini per possibili scorciatoie o scelte forzate dalla politica, con intenti propagandistici, per cercare di accorciare i tempi e arrivare prima alla produzione e distribuzione delle dosi.
Secondo un’indagine condotta dal World Economic Forum/Ipsos su 20.000 cittadini adulti il 74% si dichiara disposto a ricevere un vaccino COVID-19 mentre il 26% degli intervistati non è convinto della bontà di queste vaccinazioni. La percentuale dei dubbiosi è dunque rilevante e potrebbe inficiare il risultato finale della campagna vaccinale.
Questa crescente diffidenza ha iniziato a preoccupare gli esperti e consigliato la massima trasparenza e chiarezza nella comunicazione di come si sta lavorando con i vaccini, in modo da rassicurare le persone e non far perdere loro fiducia verso quanto è ora in sviluppo per superare il SARS-CoV-2.

Fonti: CNN, businesswire.com, Bloomberg, ABC, NYT, WP 08/09/2020

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Gigliola Antonazzi

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