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Valverde, picchia a sangue la compagna davanti al figlio minorenne. Arrestato 37enne

Pubblicato il 7 Marzo, 2022

Questa Procura Distrettuale, nell’ambito di indagini a carico di un 37enne abitante a Valverde ed indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e rapina, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere, eseguita dai Carabinieri della Stazione di San Gregorio di Catania.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in una fase procedimentale caratterizzata dalla non integrazione del contraddittorio delle parti, hanno fatto luce sulle condotte poste in essere dall’uomo che avrebbe sottoposto la convivente 42enne ad ogni tipo di vessazione nel corso della loro relazione sentimentale, durata circa 11 anni.

L’ennesimo episodio che ha indotto la malcapitata a rivolgersi ai Carabinieri è accaduto pochi giorni fa quando, anche alla presenza del figlio quattordicenne della donna, il compagno le avrebbe sottratto il cellulare ed al suo tentativo di riappropriarsene quest’ultima sarebbe stata aggredita, afferrata per il collo con un braccio e percossa in testa con lo stesso telefono.

I colpi ricevuti le avrebbero provocato delle ferite sanguinanti al capo che la donna nell’immediatezza avrebbe tamponato con un asciugamano, raccomandando nel contempo al figlio di scappare da casa.

Tuttavia la donna, in un momento di apparente calma, avrebbe ripreso il cellulare adagiato dall’uomo sul tavolo ma, notata da quest’ultimo, sarebbe stata nuovamente picchiata con calci e schiaffi, riuscendo però a sfuggirgli raggiungendo il figlio che l’aspettava nell’androne del palazzo. Nella circostanza, madre e figlio, saliti a bordo dell’autovettura, avrebbero raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro, dove i medici hanno diagnosticato nei confronti della donna “trauma contusivo mano destra e trauma cranico minore con corpo contundente con tre piccole jlc che vengono suturate”, rilasciando una prognosi di 10 giorni.

Poco dopo, la malcapitata si è recata in caserma per denunciare i fatti e quindi circostanziare ai militari i maltrattamenti e le percosse subite nel tempo, mai denunciate prima per timore della reazione dell’uomo e delle possibili conseguenze anche per il figlio, nato da un suo precedente legame affettivo.

Ha quindi riferito ai militari delle infedeltà dell’uomo che, infastidito dalle domande sulle sue assenze, l’avrebbe spesso malmenata duramente e, in un’occasione, anche minacciata di “scannarla come un maiale” con un grosso coltello da cucina.

Numerosi sarebbero stati pertanto gli episodi di percosse ai danni della donna che l’uomo avrebbe posto in essere riversando su di lei le cause del loro tormentato rapporto, nonché per distoglierne l’attenzione dalle proprie “relazioni libertine”, invero, però, l’avrebbe spesso sottoposta a violenze sessuali complete.

In un’occasione l’uomo, infastidito dal rientro in casa del figlio della donna, sarebbe andato in escandescenza schiacciando sotto i piedi il cellulare della compagna, danneggiando mobili ed elettrodomestici, lanciandole addosso un ferro da stiro e prendendola anche questa volta a schiaffi e pugni salvo poi, soltanto poco dopo, obbligarla ad un rapporto sessuale non consenziente.

Il semplice acquisto di una maggiore quantità di pasta che la donna avrebbe acquistato sarebbe stato all’origine della sua ira, gettando così sul pavimento la spesa (pasta, zucchero, sale ed olio) e pretendendo perciò che essa vi rimanesse per tre giorni a futuro monito.

Ma il comportamento irascibile e violento dell’uomo, che sarebbe stato riconosciuto come tale dai suo stessi stretti congiunti dichiaratisi per tal motivo impotenti, si sarebbe vieppiù inasprito tanto che nello scorso mese di novembre, alle rimostranze della donna che ne avrebbe scoperto l’ennesima infedeltà, quest’ultimo l’avrebbe costretta a subire almeno 5 rapporti sessuali con la forza e sotto minaccia di morte, intimandole di stare zitta e di  assolvere  ai suoi “doveri” finché avrebbe abitato  in quella casa.

L’uomo è stato associato al carcere catanese di Piazza Lanza.

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