Pubblicato il 29 Maggio, 2023
Bernardo Rossi non si trova più. E’ sparito da venerdì, quando si è presentato alla polizia locale di Verona per farsi notificare gli atti d’accusa nei suoi confronti.
Non ha lasciato recapiti ai vigili e all’avvocato d’ufficio che gli è stato assegnato il telefonino risulta spento. Si infittisce il mistero sul veronese di 61 anni, in passato titolare di una ditta di marketing, non più attiva, proprietario di immobili quindi all’apparenza più che benestante, che, per cinque lunghissimi anni, ha vissuto nella casa di famiglia accanto ai resti della madre, Helga Maria Enghbarth, morta nel 2017, continuando a intascarne la pensione.
Nessuno o, almeno, rari amici tra i vicini, se è vero che pochi, qui, ricordano di aver scambiato qualche parola con Bernardo, indagato per truffa ai danni dello Stato e occultamento di cadavere.
Un tratto torna nelle descrizioni di tutti: i modi gentili del signor Rossi.
E proprio la cortesia ne ha fatto un insospettabile rispetto alla macabra vicenda che lo vede protagonista, venuta a galla il 25 maggio scorso, quando la polizia municipale ha avuto accesso all’appartamento ai piani alti di via Marco Polo 5, trovando i resti della signora Enghbarth in un sacco per la spazzatura, posato su quello che era stato il suo letto.
Modi cortesi, fiori e piante sul balcone sempre freschi e ben curati… , ricostruisce il Corriere.
“È stato scioccante apprendere questa notizia – racconta una vicina -. Sono qui in affitto da due anni ma la signora non l’ho mai vista. Vedevo il figlio… Persona tranquilla, salutava sempre. L’ultima volta l’ho visto tre, quattro giorni fa. Usciva sempre solo, ogni tanto in auto…”.
Forse le persone che hanno avuto modo di conoscere meglio Bernardo Rossi sono quelle che con lui hanno condiviso la passione per l’equitazione, per i cavalli. Al Pony Club Veronese, l’hanno visto l’ultima volta mercoledì scorso.

“Sì, è un frequentatore del nostro pony club – spiega il presidente, Giambattista Moscheni – Una persona normalissima, gentile, disponibile, sempre pronta a dare una mano se serviva un aiuto». Al club di via Sasse, Rossi era arrivato circa cinque anni fa, in compagnia di due amici, uno dei quali proprietario di un cavallo, quando la scuderia che frequentavano in gruppo aveva chiuso i battenti. A tutti, Rossi spiegava di essere un rappresentante di macchinari per il marmo ma mai entrava troppo nei dettagli del suo privato”.
“Parlavamo del più e del meno – ricorda Moscheni – Ho sempre pensato che sia una bella persona e anche adesso non riesco a spiegarmi quanto è venuto fuori. Economicamente sembrava star bene e ho sempre saputo che era molto affezionato alla mamma…”.
È stato proprio Moscheni, che all’epoca vestiva i panni di una delle maschere del Carnevale veronese, il “Principe Reboano”, a coinvolgere Rossi nel comitato organizzatore del Carnevale, al quartiere cittadino dei Filippini.
“Siamo esterrefatti – dice Aldo Isalberti, storico componente del comitato – Bernardo è una persona squisita, gentilissima, correttissima. E poi è umile, con un gran senso dell’umorismo. È stato subito ben accolto, anche perché si è subito reso disponibile a portare il gonfalone, cosa che a nessuno piace… Siamo davvero addolorati per quel che abbiamo appreso negli ultimi giorni”.
A Borgo Milano, Rossi frequentava un bar non lontano da casa. Nel locale, più di qualcuno sostiene di non ricordare Bernardo e tanti di non aver mai visto la madre. Tutti, anche qui, si chiedono, basiti, come sia possibile che nella palazzina di via Marco Polo, in questi cinque anni, nessuno abbia avuto sospetti o percepito strani odori.
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