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[VIDEO] Accesso illegale a fondi della Politica Agricola Comunitaria, la Guardia di Finanza emette 13 ordinanze cautelari: delitti commessi anche nel Catanese

L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Nicosia ha riguardato anche il capoluogo etneo e due centri della provincia.

Pubblicato il 21 Settembre, 2022

Nella giornata di oggi i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Nicosia, supportati dal personale del Comando Provinciale di Enna e di altri comandi della Sicilia, a seguito della delega della Direzione Distrettuale Antimafia alla Procura di Caltanissetta, hanno dato esecuzione a 13 ordinanze cautelari emesse nel corso della indagini preliminari dal Gip al locale Tribunale per i reati di interposizione fittizia, truffa, falso, reimpiego di capitali illeciti, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e illeciti previsti dal decreto legislativo 231/2001 in tema di responsabilità degli enti. Delitti tutti questi di competenza della Procura ordinaria e commessi nei territori di Centuripe, Regalbuto, Troina, Adrano, Catania e Randazzo.

Tra i sette soggetti di ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sono un avvocato del Tribunale di Catania e l’ex direttore dell’Azienda Speciale Silvo Pastorale del Comune di Troina. Altri sei indagati sono destinatari della misura degli arresti domiciliari. Nel corso delle operazioni sono stati effettuati sequestri di somme di denaro di due società e altrettanti complessi aziendali per un valore di oltre 3 milioni di euro. Inoltre è stata applicata ad altre due società la misura dell’interdizione dall’esercizio delle attività.

I soggetti destinatari delle misure cautelari sono gravemente indiziati di aver fittiziamente attribuito la titolarità delle proprie aziende e di alcune proprietà immobiliari al fine di continuare a percepire contributi erogati nell’ambito della Politica Agricola Comunitaria in quanto impossibilitati a conseguirli in quanto destinatari di interdittiva antimafia. Secondo l’ipotesi accusatoria fornita dalla Procura e ritenuta dal giudice per le indagini preliminari sussistono gravi indizi, perché gli indagati sarebbero riusciti prima ad assicurarsi indebitamente l’accesso agli aiuti comunitari e poi tramite operazioni di ripulitura del denaro di provenienza delittuosa, come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, a rientrare nella disponibilità delle stesse ricchezze. Oltre a ciò, grazie anche alla complicità del direttore dell’epoca dell’azienda Silvo Pastorale, sarebbero riusciti ad addivenire all’accaparramento incondizionato di pascoli demaniali per un totale di 1.181 ettari, al fine dell’illecita percezione di erogazioni pubbliche, senza il rispetto delle procedure a evidenza pubblica, aggirando fraudolentemente le regole prevista dal codice antimafia. Infine i corrispettivi previsti dai contratti sarebbero stati frazionati allo scopo di eludere il codice antimafia che prevedeva una soglia di 150mila euro oltre la quale risultava obbligatorio per la pubblica amministrazione richiedere l’informativa antimafia (che in questo caso avrebbe certamente inibito l’accesso alle assegnazioni dei pascoli ad alcuni degli odierni indagati, così come accaduto in seguito).

Per contrastare condotte fraudolente di questo tipo furono fissate delle linee guida, con il protocollo di legalità stipulato il 18 marzo del 2015 fra la Prefettura di Messina e l’Ente Parco dei Nebrodi, con le quali è stato stabilito un nuovo e più stringente obbligo. Proprio grazie a queste nuove linee guida è avvenuta la rescissione dei contratti in precedenza stipulati con l’ASSP di Troina, con la conseguente perdita delle contribuzioni di origine pubblica.

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