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Vittoria, l’Usca e i controlli. Il consigliere Pelligra: “Sembra che il sistema sia fuori controllo: riprogrammiamolo”

Pubblicato il 11 Gennaio, 2022

“Il momento che stiamo vivendo è difficile, una fase che sta mettendo alla prova tutti noi. Personalmente, non nascondo la mia preoccupazione riguardo a ciò che sta accadendo. Lunghe file davanti alle farmacie, lunghe file davanti i centri analisi e medici di riferimento in fase di totale confusione e disagio organizzativo nella gestione dei trasferimenti dei dati che rispecchiano eventuali “positività”. Non possiamo fare finta di nulla. Non possiamo non denunciare lo stato di disagio del sistema andato in tilt”.

E’ quanto afferma il consigliere comunale di Vittoria Biagio Pelligra che è anche segretario cittadino del Mpsi. “Continuo a ricevere telefonate di amici e conoscenti – aggiunge Pelligra – che tentano da giorni, e in tutti i modi, di contattare l’Usca per comprendere cosa fare una volta positivi al tampone rapido. In molti hanno in casa, e fra i contatti stretti, bambini piccoli non vaccinati cui solo l’Usca, e in domiciliare, secondo la normativa, può fare il molecolare di controllo. Nessun allarmismo, ma sono preoccupato, e lo voglio evidenziare senza alcuna polemica perché conosco il grande lavoro e i sacrifici dei dirigenti dell’Asp di Ragusa e di tutti gli operatori sanitari che ruotano attorno all’indotto sanitario. Ma bisogna prendere atto che il sistema è andato fuori controllo e la situazione in cui ci si sta muovendo deve fare riflettere molto”.

“Bisogna riorganizzare immediatamente tutto – aggiunge Pelligra – bisogna che qualcuno risponda ai telefoni e alle mail; bisogna che per ora gli staff e gli amministrativi di ogni ordine e grado si occupino di questo, e non di altro. Bisogna fare uscire tutti dalle stanze e spingerli in prima linea, come accade in ogni emergenza. Altrimenti, il rischio è che la gente faccia un po’ come gli pare e come può, autodiagnosticandosi positività e negatività, e soprattutto quarantene, durate e, in caso di esercizi pubblici, aperture e chiusure precauzionali a tentoni. In molti, chiusi in casa, senza assistenza, senza possibilità di contattare le autorità competenti, spesso con figli piccoli ed interi nuclei costretti in un clima d’incertezza in pochi metri quadrati, si fa strada l’idea di essere stati abbandonati a loro stessi, e questo non va per niente bene. Io direi di fermarci e riorganizziamo la situazione emergenza. Riprogrammiamo e ripartiamo, per l’interesse di chi ne ha bisogno e non può più attendere, soprattutto per chi sta soffrendo e non riesce a fare sentire la propria voce”.

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