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Whirlpool, i lavoratori tornano a Roma: “Bisogna evitare i licenziamenti”

Pubblicato il 26 Aprile, 2024

Napoli – È corsa contro il tempo per scongiurare i licenziamenti fissati dalla multinazionale dell’elettrodomestico per questo venerdì, 15 ottobre: in ballo il destino di circa 340 famiglie.

A soli quattro giorni dall’avvio della missiva di esonero collettivo gli operai non mollano e si dicono pronti a tornare in presidio a Roma – come già hanno fatto più volte nel corso di questi tre anni di vertenza – all’esterno del dicastero dello Sviluppo Economico.

In concomitanza con un nuovo, e decisivo, tavolo di confronto tra Governo ed azienda, previsto per questo giovedì, 14 ottobre alle ore 15 e 30. Saranno, infatti, circa 200 gli operai della Whirlpool di Napoli che giovedì presidieranno l’esterno del Mise, al fine di scongiurare la procedura, imminente, di licenziamento.

“Giovedi – spiega a DayNapoli Vincenzo Accurso, Rsu del sito e sindacalista Uilm –  abbiamo l’ultimo incontro dove Whirlpool continua a chiarire che vuole fare tutto il possibile per il passaggio verso il consorzio ma il tempo, anche solo a livello burocratico, non c’è. Ci vogliono – infatti –  almeno sei mesi per completare le pratiche, non si può fare dalla sera alla mattina”.

Non è bastata difatti neanche la fumata bianca di Invitalia che, nella giornata di ieri, si è “detta pronta – spiegano in un comunicato le sigle sindacali –  a entrare come investitore nel progetto di rilancio del sito di Napoli a condizione che ci sia una cessione di azienda e non di singoli asset” da parte della multinazionale statunitense.

“C’è bisogno – precisa Accurso –  che Whirlpool ceda un intero ramo d’azienda. Abbiamo chiarito a  priori che lo spacchettamento del consorzio si costituisca in un unico nome che manterrà tutti i lavoratori in unica azienda in modo che se ci sono delle problematiche gli operai sono tutelati dal momento che faranno parte di un’unica realtà”. “Chiediamo – continua Accurso – che nel sito di via Argine venga creata un’unica struttura dove tutti avranno la stessa divisa ed un’unica società, in modo tale che anche se c’è un ramo che non tira i lavoratori possono essere con le spalle coperte”.

Una cessione, quella che si avvia a compiere la multinazionale Usa, che ha quindi la finalità di costituire un consorzio che, secondo Invitalia, ha già l’interessamento di almeno 5 società. Un Hub che potrebbe rilanciare l’attività produttiva su Napoli Est con un piano di reindustrializzazione per il sito di via Argine, ma che tuttavia non è ancora partito e non avrà luce prima di 10 o addirittura 12 mesi. C’è bisogno, difatti, “di più tempo per definire il progetto” ha spiegato, più volte, nel corso degli ultimi tavoli al Mise il manager Riccardo Monti che guida il gruppo di società interessate alla cessione.

Per l’incontro del 14 ottobre i lavoratori napoletani, in vista dell’importanza del vertice chiedono la presenza attiva delle istituzioni, dal ministro Giorgetti (Sviluppo Economico) ad Orlando (Lavoro) fino alla viceministra Todde.

Mentre nella giornata del 15 ottobre, data in cui se non arriveranno buone notizie dal tavolo del giorno precedente potrebbero partire le lettere di licenziamento, al Tribunale di Napoli si discuterà il ricorso presentato da Fim,Fiom e Uilm “per condotta antisindacale della multinazionale”.

“Abbiamo fatto ricorso – prosegue Accurso – con l’articolo 28, (azione antisindacale), perché non hanno rispettato l’accordo, non hanno fatto investimenti, ed il piano Italia (che comprendeva in origine anche il sito partenopeo) è ancora attivo”.

“Se vinciamo – chiarisce – abbiamo un respiro di tre mesi e poi l’azienda tornerà all’attacco, ma almeno avremo tempo per vedere come evolve il consorzio perché ad oggi realmente non sappiamo precisamente cosa produrre, ipotizziamo varie strade ma non conosciamo tutte le aziende che faranno parte del consorzio. Ci serve sapere chi sono per iniziare a capire che cosa viene fatto e renderci conto, in maniera chiara, del progetto”.

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