Le indagini della Procura di Ragusa sulla scomparsa dell’ivoriano 37enne Daouda Diane, operaio e mediatore culturale scomparso da Acate il 2 luglio scorso hanno avuto importanti sviluppi.
I reati contestati dal procuratore Fabio D’Anna sono quelli di occultamento di cadavere e omicidio e adesso cominciano a circolare i primi nomi iscritti sul registro degli indagati. L’inchiesta si trascina da sei mesi a causa della denuncia di scomparsa presentata con otto giorni di ritardo e poco prima della scomparsa il 37enne aveva postato un video in cui denunciava le condizioni di caporalato e di mancanza di sicurezza nella ditta in cui lavorava, la Sgv Calcestruzzi di Acate.
L’ultimo video fu inviato al fratello e veniva chiuso con la frase “Qui si muore!”. Ma non finisce qui perché Carmelo Longo, padre dell’amministratore dell’azienda, ha precedenti per associazione a delinquere finalizzata a truffa e turbativa d’asta. Inoltre il fratello Giovanni venne arrestato nell’ottobre del 2019 nell’ambito dell’operazione Plastic Free, eseguita dalla Squadra Mobile di Ragusa e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.
In quel caso i reati contestati erano quelli di associazione mafiosa, estorsione pluriaggravata, detenzione di armi e traffico illecito di rifiuti. Il padre dei due, Salvatore, venne ucciso il 14 novembre 1990 in un agguato di stampo mafioso con dei proiettili che lo raggiunsero alla testa.
Immagine di repertorio
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