Adinolfi si candida sindaco a Ventotene e riceve zero voti

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“A Ventotene non mi ha votato manco il mio cane. Ho tentato un’avventura romantica contro la logica del controllo paramafioso del voto tipico un piccolo centro meridionale e ho perso. Un voto al partito gay, nessuno al PdF. Mai avuto una riga in campagna elettorale da La7, Fatto Quotidiano, Messaggero, Repubblica: in mezz’ora tutti a fare lo stesso articolo e a chiedermi interviste. Sono fortunato, così potrò dire quanto progresso abbia fatto il nostro consenso in tutti i comuni in cui ci siamo presentati e quanto decisivi saremo ai ballottaggi. Comincio alle 19 con il Piccolo di Alessandria, alle 19.45 passo a Radio 24 e via così. Dovrò ringraziare il fatto che manco il mio Ludwig mi abbia votato nella paramafiosa Ventotene se avrò tutto questo spazio mediatico per il Popolo della Famiglia. Dio ci vuole bene in strange ways, è un tipo ironico, per questo lo adoro”.

Così Mario Adinolfi, su Facebook, dove pubblica anche la foto col suo cane…

Candidato per la carica di sindaco a Ventotene, ha preso zero voti.

Questo il clamoroso risultato raggiunto dalla sua lista, “Il popolo della famiglia”, con cui si è presentato alle elezioni.

A Ventotene ha votato il 73,91% degli aventi diritto, eleggendo a sindaco dell’isola pontina Carmine Caputo.

“A Ventotene lo scontro tra bande rende impraticabile lo spazio democratico – ha dichiarato Adinolfi subito dopo aver saputo del risultato elettorale – Un voto al partito gay, nessun voto al Popolo della Famiglia, 500 voti alle due bande. Brutto segnale di controllo del voto, ma in alcune piccole realtà funziona così. Insisteremo perché l’isola cambi”. Insomma, per Adinolfi la sua sconfitta non sarebbe dovuta al fatto che nessuno ha voluto votare Il popolo della famiglia, ma al ‘controllo del voto’ di quelle che definisce ‘due bande’. E annuncia che alle prossime elezioni si ripresenterà per “cambiare Ventotene”, “perché il cambiamento è necessario come l’aria”.

L’obiettivo di Mario Adinolfi era fare di Ventotene un esperimento sociale dove cancellare il diritto all’aborto e istituire il reddito di maternità, favorendo le nascite e i matrimoni.

Aveva definito il programma del Partito Gay (che ha preso un voto) una “pappardella in pieno stile frocesco” e “un fogliettino da gay Pride”. Il primo cittadino uscente Santomauro per Adinolfi è dannoso a causa del suo “iperrealismo concretista”, così come il candidato vincente Caputo. “Appena sbarcato a Ventotene, mentre iniziavo la campagna elettorale casa per casa con la mia brava spilletta del PdF al bavero, la prima signora bionda che ho incontrato mi ha detto: Non sono più residente a Ventotene e uno dei giorni più belli della mia vita è stata quando a Roma, la mia nuova residenza, sono andata a votare per le comunali potendo scegliere liberamente a chi dare il mio voto. A Ventotene alle comunali è impossibile – scriveva Adinolfi giorni fa in una nota – Non mi stupisco e neanche particolarmente giudico questo metodo che pure ha caratteri paramafiosi. So che è così, lo sapevo prima di candidarmi, quindi non lo accamperò a scusante anche se il rischio di chiudere la campagna con zero voti nel carniere c’è”.

Detto, fatto…

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Redazione Nazionale

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