Dopo il coming out per Alberto Matano si avvicina il momento delle nozze con il suo compagno Riccardo Mannino. Il lieto evento avverrà nella giornata di oggi a Labico, nella provincia di Roma.
Un grande traguardo per Matano, che da tempo ha deciso di far entrare nella sua privata anche il pubblico televisivo che da anni ormai lo sostiene. Una vicenda che è stata resa nota tempo fa in un’intervista al Corriere fatta da Walter Veltroni, nella quale ha spiegato come l’uomo con il quale sta da 15 anni gli abbia insegnato cosa voglia dire trovare la propria stabilità. “Sono quindici anni che stiamo insieme – ha detto nell’intervista –. Durante una cena, un paio di mesi fa, Mara, la nostra amica del cuore che oggi celebrerà l’unione, ha detto che sarebbe stato bello che noi ci sposassimo. Oggi celebreremo un amore che merita un vestito formale”.
Il passato difficile, in particolare nel periodo dell’adolescenza, è stato ricordato da Matano in un modo molto poetico. “Ricordo l’infanzia come giorni sereni, lieti – ha detto –. Ma poi il cielo si annuvolò. Attorno ai 14 anni mi sono accorto con dolore che non crescevo. I miei amici erano almeno venti centimetri più di me. E allora la mia stanza si chiuse a chiave, come un riparo dal mondo. Perché fuori mi sembrava che le cose andassero a rovescio. Ho sofferto il bullismo. Mi isolavano dai giochi, mi prendevano in giro, mi sentivo ai margini della vita”. Poi c’è stato un miglioramento delle sue condizioni psicologiche che è stato graduale e che lo ha portato a venire allo scoperto sempre di più. “All’inizio ho avuto una vita eterosessuale, avevo successo con le ragazze – ha continuato –. A 24 anni ho interrotto una storia d’amore. Capivo che dentro di me c’era altro, che dovevo esplorarmi, capirmi. Per dieci anni sono stato irrequieto. Cercavo un’appartenenza, anche esasperata. Pensavo che questo mi desse sicurezza. Qualcuno ci riesce. A me invece un’identità chiusa stava stretta. Una mia amica psicoterapeuta un giorno mi ha parlato del continuum psicosessuale come di un punto dove ciascuno di noi si può trovare, che non è mai uguale a quello di un altro. Poi è arrivato Riccardo e tutto, nella mia vita, si è stabilizzato. La mia stabilità è stata una persona, non un’identità”.
E così si è giunti a dover dire il tutto anche ai genitori, il che non è stato facile, ma che nonostante ciò ha rappresentato una vera e propria liberazione per Matano. “All’inizio erano disorientati – ha concluso –. Io sentivo il bisogno di condividere con loro questo mio travaglio. Una sera ho deciso. Sono tornato a casa, ho spento la televisione e gli ho detto che volevo parlargli. I mei fratelli sapevano ed erano solidali. Quella sera è stata la chiave di risoluzione della mia vita. La svolta della mia vita emotiva interiore è stata proprio quando ho raccontato a loro come stavano le cose. Per loro non è stato semplice accettare tutto questo, lo capisco. Poi da quel momento sono stati sempre al mio fianco, sempre accoglienti, solidali. Ora Riccardo viene vissuto come il quarto figlio. Oggi due cose mi fanno davvero felice: lo sguardo di Riccardo e la partecipazione serena dei miei genitori a questo momento”.
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