Orsini debutta sul Fatto: “Non armi ma più sanzioni per ogni bambino ucciso”

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Ieri Alessandro Orsini, docente della Luiss e direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, ha lasciato Il Messaggero, mentre reca la data di oggi il suo primo articolo su Il Fatto Quotidiano. Aveva scritto su Facebook: “Mi scuso con tutti coloro che avevano sottoscritto un abbonamento soltanto per leggere i miei articoli“.

Oggi su “Il Fatto Quotidiano”

Orsini: “Sanzioni per il singolo bambino ucciso in Ucraina”

Oggi sul suo nuovo giornale il professore ha pubblicato un commento nel quale chiede che non siano inviate armi in maggior quantità, ma siano decise sanzioni più severe per ogni bambino ucciso in Ucraina nell’ambito dell’invasione russa.

Marco Travaglio, all’inizio dell’editoriale, ha presentato il nuovo collaboratore, indicato tra i “veri esperti di guerra”, tra i quali spiccano anche i nomi di Lucio Caracciolo e Fabio Mini.

A pagina 11, prima del testo firmato da Orsini, si annuncia la nuova collaborazione: “Il blocco occidentale ritiene che lo strumento principale contro Putin siano le sanzioni, che però non stanno funzionando: Putin avanza imperterrito. Che cosa possiamo fare?“. Secondo il docente la prassi di sanzionare è stata utilizzata, per esempio, nel corso dei bombardamenti dell’Arabia Saudita in Yemen e potrebbe essere più efficace dell’invio di armamenti. L’arrivo di nuove armi, del resto, renderebbe più difficile per l’esercito russo riconoscere civili e militari, a svantaggio dei primi.

Orsini: “Capire il senso di questa proposta”

Afferma Orsini: “Per capire il senso di questa proposta, occorre studiare il modo in cui l’Onu ha utilizzato le sanzioni per ridurre i morti tra i bambini yemeniti. All’inizio della campagna militare in Yemen (2015), i piloti sauditi sganciavano bombe all’impazzata, che colpivano un gran numero di obiettivi civili. Dopo essere stata inserita nella lista nera dell’Onu per il numero di bambini uccisi, l’Arabia Saudita istituì il Joint Incidents Assessment Team (Jlat), un organismo che ha il compito di investigare sugli incidenti e sulle accuse di violazioni del diritto internazionale da parte della coalizione saudita stessa. Come si legge sul sito del governo saudita, il Jlat ha il compito di preparare un report per ogni singolo caso, inclusi i fatti, le circostanze che circondano ogni incidente, lo sfondo, la sequenza degli eventi, le lezioni apprese, le raccomandazioni e le azioni future da intraprendere per evitare nuove vittime civili. Grazie al Jlat, i piloti sauditi sono stati costretti a lanciare i loro missili in modo meno scriteriato, provocando un crollo nel numero dei bambini uccisi sotto le bombe. Risultato: nel giugno 2020, l’Onu ha rimosso l’Arabia Saudita dalla lista dei Paesi accusati di crimini contro i bambini, in cui era stata inserita il 20 aprile 2016. Siccome i bambini vivono a casa con i genitori e nelle scuole elementari, i piloti sauditi hanno dovuto prestare maggiore attenzione a tutti i luoghi civili in generale. E così l’uso delle sanzioni per difendere i bambini yemeniti ha provocato, almeno fino al 2020, un’attenuazione complessiva delle devastazioni”. Ecco una tesi interessante.

E’ l’epilogo delle polemiche nate dagli interventi di Alessandro Orsini a “Piazzapulita”.

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Redazione Nazionale

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