Alla scoperta del Museo Artistico della Bambola di Suvereto

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Con l’inizio di settembre ho deciso di riprendere le mie escursioni. Questa volta però non affronterò un nuovo percorso trekking nei boschi della Toscana, ma voglio andare a visitare un curioso museo che si trova nel borgo medievale di Suvereto.

Parto da Piombino, la mia città, e percorro pochi km arrivando a Suvereto, caratteristico borgo medievale. Mi trovo di fronte alla Porta di Sotto e decido di incamminarmi lungo la via principale del paese.

Incontro alcune persone intente alle loro commissioni, c’è chi invece passeggia in compagnia. Una grande tranquillità mi avvolge in questi luoghi, già vedo una grande differenza rispetto alla cittadina da dove arrivo. In questo piccolo paese racchiuso da mura antiche, certo non ci sono le auto che circolano veloci, la vita qui sicuramente scorre con tempi diversi.

Eccomi finalmente arrivata davanti al Museo Artistico della Bambola, un piccolo museo, ma ricco di cose fantastiche che non vedo l’ora di vedere.

Entro dunque con grande curiosità e ad accogliermi trovo Carolina, una delle guide della Parchi Val di Cornia, che da giugno scorso ha inserito il Museo Artistico della Bambola, nel proprio sistema di parchi e musei. La Dottoressa Marta Coccoluto è invece la responsabile di questa bella realtà mussale.

Inizio il mio percorso di visita alla scoperta della “Collezione Maria Micaelli”. Si tratta di una raccolta che la Signora Micaelli ha messo insieme con grande interesse, competenza e passione in un periodo di circa trent’anni, fino poi a decidere di donarla al Comune di Suvereto.

L’amministrazione comunale di Suvereto, scelse come sede espositiva, una vecchia cantina del centro storico, a metà strada tra la Porta di Sotto e la Porta di Sopra del borgo, in via Magenta 14.

Nel 1998 il Museo Artistico della Bambola apre quindi le sue porte e Maria Micaelli ricoprirà il ruolo di direttrice.

La collezione è di grande valore culturale, rappresenta infatti una vera e propria evoluzione delle tecniche costruttive di questi straordinari oggetti. Molto importante inoltre, la ricerca e l’uso dei più svariati materiali, come legno, cartapesta, porcellana, biscuit, panno. Si ammirano tante bambole diverse, che ci accompagnano nei vari mutamenti di stile che si sono sviluppati nel tempo e nella storia. Di vetrina in vetrina mi stupisco sempre di più, ammiro i volti gli abiti di queste “vecchie signore”.

Le bambole della collezione, provengono dalle manifatture più svariate d’Italia e sono esposti secondo criteri ben precisi, seguendo anche il loro valore storico e artistico. E’ notevole il lavoro di studio e di ricerca che è stato fatto, davvero da ammirare.

Di pregio ed interesse è la sezione dedicata alle bambole della Casa Lenci fondata a Torino nel 1919, veri manufatti d’artista che divennero un vero e proprio fenomeno commerciale d’oltreoceano tra gli anni ’30 e ’40. 

Molto particolare lo spazio dedicato alle  bambole antiche con i Bamboli Sardi: una coppia di bambolotti con testa in cartapesta dipinta e corpo in panno imbottito, costruiti verso la fine del XIX secolo. 

Troviamo inoltre una grande quantità di bambole realizzate da artisti contemporanei: in particolare le bambole “artistiche” dipinte da Eugen, pseudonimo di un notevole pittore livornese. 

Mi soffermo con molta attenzione di fronte alle bambole degli Anni ’50. Carolina mi spiega che nel museo si è cercato di creare proprio un legame tra gli esemplari di ieri e quelli di oggi. Queste sono realizzate in plastica rigida e sono caratterizzati da occhi mobili e da marchingegni “parlanti”, veramente uniche! 

Sono molto colpita circa il grande lavoro di studio e di raccolta di questi straordinari pezzi, voglio saperne di più sulla vita e le passioni della Signora Micaelli. Trovo un suo scritto dove lei stessa si racconta, ve lo propongo con piacere: “Studentessa a Parigi, nell’indimenticabile ’68, il mio sguardo cadde su tre bambole abbandonate per terra al mercatino delle pulci. Da quel giorno non mi sono più liberata dal sentimento di protezione che m’ispiravano le loro piccole mani tese. Le bambole sono entrate così nella mia vita di adulta. Prima con il loro silenzioso messaggio di tenerezza, dopo, con l’impegno per capire lo stato d’animo che l’artista quasi sempre anonimo, trasferisce nella sua creatura.

Una bella gita quella di oggi, alla scoperta di un piccolo e prezioso museo, dove per qualche minuto, mi sono rivista bambina davanti ad antiche bambole da sogno.

Una visita da non perdere per ritornare alla nostra infanzia.

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Barbara Noferi

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