Pubblicato il 4 Dicembre, 2023
Era il 29 dicembre del 2021 quando fu trovato morto l’attore Paolo Calissano nella sua casa di Roma, un decesso che suscitò grande scalpore e tristezza tra i suoi fan. Ben presto però la famiglia dell’attore notò qualcosa di molto sospetto: il suo conto si era notevolmente assottigliato e i sospetti subito si concentrarono su Matteo Minna, avvocato e amministratore di sostegno di Paolo Calissano.
Gli arresto domiciliari
Il buco nel patrimonio di Calissano insospettì subito i familiari, che puntarono il dito contro Minna, nei cui confronti sono scatti gli arresti domiciliari con l’accusa di peculato aggravato e falsità ideologica più il sequestro di beni e conti correnti su richiesta della Procura di Genova.
Come riferito da Il Messaggero, Minna si sarebbe appropriato del denaro di Calissano e di altri amministrati e secondo l’accusa avrebbe redatto fatture false per giustificare i prelievi. In totale l’avvocato si sarebbe appropriato indebitamente di 817.326 euro e su di lui, oltre al peculato aggravato, pende anche l’accusa di falsità ideologica per aver realizzato false relazioni di sintesi sull’andamento delle amministrazioni a lui affidate, la perizia falsa per errore determinato da inganno che avrebbe poi presentato al giudice tutelare di Genova incaricato di analizzare la gestione patrimoniale e la regolarità dei rendiconti.
Secondo l’accusa l’avvocato, approfittando dell’età avanzata o della fragilità emotiva dei suoi assistiti, ne approfittava per prelevare i soldi dal loro conto corrente e versarli sul suo conto, assottigliando sempre di più i loro patrimoni.
Avrebbe giustificato i prelievi con fatture false per compensi per assistenza legale o prestazioni professionali, che in realtà non ci sarebbero mai state. Sarebbero false anche le fatture e altri documenti emessi per sviare le indagini e giustificare i suoi sospetti movimenti di denaro.
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