Entrerà in funzione dai primi di dicembre di quest’anno il nuovo autovelox installato sulla strada statale 33 del Sempione, nel Novarese, nel tratto tra Meina e Arona.
Un dispositivo, voluto e posizionato dall’amministrazione di quest’ultimo Comune, che sta creando non poche discussioni. Le critiche sono giunte non solo dal gruppo di Italia Viva di Arona, ma anche dalla minoranza di Meina, che ha presentato anche un’interrogazione durante l’ultima seduta del consiglio comunale, chiedendo di: “intervenire per la rimozione dell’autovelox”.
Una richiesta motivata dal fatto che “il tratto non è mai stato interessato da incidenti stradali di rilievo, esiste già un limite di velocità a 50 km/h e non c’è una frequentazione pedonale che giustifichi una decisione molto punitiva”. Per questo, aggiunge in gruppo di minoranza, pare: “un intervento realizzato non tanto per aumentare la sicurezza stradale ma per fare cassa”.
Federico Monti, sindaco di Arona, resta fermo sulle proprie posizioni, affermando che l’installazione è stata necessaria per la sicurezza dei cittadini che abitano in quel tratto della SS33 e che, data l’eccessiva velocità di alcuni veicoli, hanno difficoltà ad uscire di casa.
E sulle scelte di un Comune confinante, fatte nel suo territorio di competenza, non si può andare ad intervenire. Lo precisa anche il primo cittadino di Meina, Fabrizio Barbieri, che però non si dissocia dalla decisione presa dal suo collega.
Il nuovo autovelox quindi c’è, resta al suo posto ed entrerà in funzione, come previsto. E anche se la scelta fa discutere, spiegano i sindaci, basta rispettare il limite dei 50 km/h per non incorrere in sanzioni.
Si tratta di un sistema per la rilevazione della velocità che funziona tramite due laser: ogni volta che un’auto transita davanti al dispositivo interrompe i raggi emessi dalle sorgenti e elaborando un semplice calcolo risale alla velocità della vettura. Il calcolo deriva semplicemente dalla formula “velocità = spazio / tempo“, quindi la distanza tra le due sorgenti divisa per il tempo che intercorre tra le due interruzioni causate dal passaggio del veicolo, dà proprio il valore della velocità.
La fotocamera, in caso in cui la velocità sia superiore al limite prestabilito, scatta quindi la foto della targa e la invia al computer centrale o della pattuglia.
Si tratta delle note colonnine arancioni, che si vedono ormai da alcuni su molte strade d’Italia. Spesso scambiati per veri e propri velox, e in questo senso utili come dissuasori al fine di rallentare la velocità degli automobilisti, questi velobox sono in realtà dei semplici contenitori, all’interno dei quali può essere installato il vero strumento in grado di rilevare le infrazioni.
Per il loro impiego come effettivi rilevatori di irregolarità è necessaria la presenza degli agenti in loco su strade urbane di quartiere, strade locali e strade urbane di scorrimento ed extraurbane secondarie.
Inoltre, secondo la direttiva Minniti di Agosto 2017, la presenza dello strumento di rilevazione collocato dagli agenti di polizia all’interno dei box, anche se già segnalata dal contenitore stesso, deve essere comunque previamente e adeguatamente segnalata.
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