Il cuore della Merkel batte con i dimostranti bielorussi. Attenzione però perché la geopolitica ha le sue logiche, specie com’è successo oggi quando Putin ha ripetuto le parole che in queste situazioni pronuncia: “No alle interferenze straniere”.
Camion russi sono stati avvistati in direzione della capitale Minsk, ma forse è ancora troppo presto per capire chi farà scacco matto a chi.
Certo è che il dittatore bielorusso (da 26 anni), Alexander Lukashenko, non passa i suoi giorni migliori, nonostante l’appoggio del compagno Putin (che aveva insultato appena l’altroieri, trattenendo peraltro 33 cittadini russi, ma da oggi è di nuovo amico): alla fabbrica di trattori Mtz l’hanno contestato pesantemente gridando: “Ukhodi!”, “Via!”.
La gente non ne può più e aspetta solo che il dittatore si faccia da parte. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha appoggiato il popolo bianco e rosso (i colori della Rivoluzione): “Il Governo di Minsk non deve usare la forza contro i manifestanti pacifici, deve rilasciare immediatamente i prigionieri politici e avviare un dialogo nazionale con l’opposizione e la società al fine di superare la crisi”. Anche Trump si è fatto sentire, ma solo per dire che parlerà con il presidente russo Putin.
La situazione è drammaticamente in bilico. Una folla si è radunata fuori dal carcere dov’è rinchiuso Serghej Tikhanovskij, marito di Svetlana, il vero simbolo della Rivoluzione che ora è esiliata a Vilnius. Per la prima volta si è riunito il Coordinamento dell’opposizione, con molti personaggi noti, rappresentanti della società e della cultura, come il Premio Nobel della Letteratura, Svetlana Alexievich. Ci possiamo sbagliare ma Lukashenko potrebbe avere le ore contate, a meno che non lo salvi l’amico Putin.
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