Blanco: prima l’emozione davanti al Papa, poi…”Sono un sacco di mer..” (VIDEO)

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“Blanco si lancia sul pubblico che non lo prende e cade a terra. Ora è Nero”… E’ soltanto uno dei numerosissimi commenti che hanno fatto diventare l’hashtag col nome del cantante vincitore di Sanremo, insieme con Mahmood, uno di quelli più cliccati.

L’ironia, e anche lo sbigottimento misto a preoccupazione, di fan e haters sono stati scatenati dalla disavventura del cantante durante una tappa del suo tour a Roma, quando si è lanciato di schiena sulla folla, ma i fan non sono riusciti a sostenerlo e lui è caduto sul pavimento. Fortunatamente, però, nessuno si è fatto male e lo stesso cantante, tornato subito sul palco si è sincerato delle condizioni fra il pubblico e ci ha scherzato su: “State tutti bene? Anche i ragazzi nelle prime file, state bene?. Sono un sacco di merda quando mi butto. Vi amo Roma, avete spaccato”. 

Blanco ieri si era anche esibito davanti agli 80mila giovani presenti in piazza San Pietro per il momento di festa culminato con l’incontro con Papa Francesco. L’incontro organizzato dall’ufficio della pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana è stato pensato come momento di rinascita, per i giovani, dopo i due anni di pandemia.

Il cantante 19enne ha scelto uno dei suoi più grandi successi, scritto quando aveva solo 16 anni. Un brano intimo, toccante.

“Blu Celeste” è l’elaborazione personale di un lutto. L’allontanamento definito di un senso di colpa. Non è dato sapersi, almeno non specificamente nel testo, chi sia la persona morta. Forse Celeste, come il nome tatuato anche sul ventre di Riccardo – evidente nel videoclip – e come sembra accennare nel brano. Forse no. Perché parla di un fratello, qualcuno più grande. Anche se potrebbe essere semplicemente un modo per descrivere la relazione fraterna che esisteva tra i due, anche se questo qualcuno fosse stata una donna.

Non è il punto focale e chissà se prima o poi lo stesso artista farà chiarezza. Ciò che conta è che i versi cantanti siano il frutto di un percorso interiore. Sono la sofferenza dell’artista nell’accettare questa morte, farsene carico e raccontarla. E sono – ed è questo che rende l’arte la meraviglia che è – anche lo strumento per sconfiggere l’agonia di portare un peso rimasto dentro per molto tempo.

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Redazione Nazionale

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