Il processo si è svolto davanti alla Corte d’Assise di Bolzano.
I giurati riuniti in camera di consiglio per oltre cinque ore hanno, quindi, accolto le richieste dei pm Federica Iovene e Igor Secco, che hanno chiesto l’applicazione della pena massima per entrambi gli omicidi oltre all’isolamento diurno per un anno dell’assassino.
Benno dovrà anche pagare una provvisionale alle parti civili: cioè 200.000 euro alla sorella Madè e 80.000 euro alla sorella di Laura Perselli, Carla.
Nei verbali dei due interrogatori, desecretati dalla Procura di Bolzano, l’indagato, alla presenza dei difensori, aveva ammesso le sue responsabilità.
Gli avvocati difensori, Angelo Polo e Flavio Moccia, avevano chiesto di applicare le attenuanti generiche e considerare l’imputato incapace di intendere e di volere. Secondo la perizie dei consulenti nominati dagli avvocati difensori di Neumair, il 31enne soffrirebbe di “un grave disturbo di personalità”, sarebbe “malato e socialmente pericoloso”.
Dopo i delitti Benno mise in atto numerosi tentativi di depistaggio.
Chiese alla giovane di Ora che frequentava in quel periodo di raccontare, se interrogata dagli inquirenti, che la sera del delitto erano assieme e avevano fumato marijuana.
Benno andò anche a lavare l’auto, ma venne fermato prima dai carabinieri.
In carcere, è emerso nel corso del processo, Benno ha anche aggredito un altro detenuto ricevendo una sanzione disciplinare e durante l’udienza in cui venne ascoltato in Corte d’assise venne ripreso più volte dal giudice per il suo atteggiamento, ritenuto indisponente.
“Pensando alle prime settimane seguenti all’accaduto, stento a credere – aveva aggiunto – come io sia riuscita a mantenere la calma e la concentrazione nel trambusto e nel dolore più annientante, vivendo nella paura che la verità non venisse mai alla luce”.
“Non credo a un sentimento di pentimento da parte di Benno – aveva ribadito Madè – e ci vuole ben poco a capire che la sua confessione, resa immediatamente dopo il ritrovamento del corpo senza vita di una delle sue due vittime che presentava ovvi segni di violenza, fosse a quel punto un passo dovuto al quadro indiziario a suo carico e non l’effetto di una dissoluzione di schianto, di tutte le difese di negazione e di rimozione, attuate nelle settimane successive ai fatti. Negazione e rimozione mi appaiono ben poco compatibili con l’intensa attività di mio fratello di depistare e inquinare in maniera calcolata e lucida le prove a suo carico”.
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