Sono sempre meno gli artigiani che abitano il centro storico di Roma. Allo spopolamento naturale si è aggiunta la pandemia che, secondo Confartigianato, ha fatto chiudere i battenti al 20% delle imprese artigiane in città.
I numeri li dà la Camera di Commercio di Roma comparando la situazione attuale con quella di 30 anni fa: secondo il report dell’ultimo trimestre 2020, le imprese di artigianato artistico a Roma sono passate da 3.346 a 2.674, il 20% in meno, come pure per la ristorazione artigiana.
Come “reintrodurre botteghe nel centro storico di Roma” è dunque uno dei nodi cruciali da affrontare per cui il Comune sta pensando a due distretti ad hoc: alla Città dell’Altra Economia di Testaccio e a Tor di Nona.
La fuga degli artigiani si deve al caro affitti (quasi solo i grandi marchi hanno resistito), dall’incapacità di creare un distretto dell’artigianato in centro, e dal peso della burocrazia. Poi è arrivato anche il Covid e i veri dati in termini di perdita dell’occupazione si avranno quando terminerà il blocco dei licenziamenti.
Ma l’allarme non è solo cittadino: “Con la pandemia rischiamo di perdere molti artigiani, qualche migliaio – ha sottolineato anche Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda – I brand stanno facendo molto, non basta. Abbiamo chiesto al governo aiuti veri in un momento di grave difficoltà. Dobbiamo intervenire con ristori veri”.
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