Caltagirone, oltre 1,3 milioni di euro per il recupero di una masseria confiscata alla mafia

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Intanto rifatta la recinzione e rimessi in sesto i terreni per la riattivazione dell’uliveto, del vigneto e del mandorleto

A breve la scelta dell’impresa che eseguirà i lavori.

Sarà concretamente avviata a breve (si prevede entro la fine di ottobre) “Testimoni di terre liberate”, l’iniziativa per la quale il Comune di Caltagirone ha avuto finanziato dal ministero dell’Interno, per un importo di 1.337.565,00 euro, nell’ambito del Pon Legalità, il recupero e la rifunzionalizzazione della masseria Bongiovanni, bene confiscato alla mafia che rientra fra gli immobili affidati in concessione gratuita per 20 anni, nel gennaio 2018, dall’Ente municipale alla Caritas diocesana, individuata dopo la selezione pubblica per la gestione dei beni che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) ha trasferito al Comune.

Un ultimo passaggio, adesso, manca per il decollo pieno del progetto: in poche settimane, infatti, sarà individuata l’impresa che dovrà eseguire i lavori sui fabbricati, fra quelle che, entro giovedì 10 settembre, avranno presentato la propria offerta al Mepa (Mercato elettronico della pubblica amministrazione).

Lo scorso aprile la Giunta municipale aveva approvato il progetto esecutivo presentato dalla stessa Caritas diocesana, che contempla lavori per 980mila euro e somme a disposizione pari a 357.565,00, per un totale, come detto, di 1.337.565,00 euro. Gli interventi saranno finalizzati alla riattivazione dell’uliveto, del vigneto e del mandorleto, al recupero dei fabbricati con la realizzazione di un palmento e all’avvio di varie attività sociali. Si tratta di terreni agricoli, per circa 32 ettari, con annessi fabbricati rurali. I fondi e i fabbricati in questione si trovano in località Renelle – Bongiovanni e sono i beni confiscati in applicazione della legge contro la criminalità organizzata a Sebastiano Rampulla, nato nel 1946 e morto nel 2010.

“In questi mesi – afferma il direttore della Caritas diocesana, don Luciano Di Silvestro – abbiamo già investito oltre 300mila euro per rifare tutta la recinzione e rimettere in sesto i terreni per l’impianto delle colture. Impiegate 12 persone, scelte anche fra le appartenenti alle famiglie più bisognose, che si sono alternate nelle diverse attività di manodopera”.

“Siamo in dirittura d’arrivo – sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Francesco Caristia – per l’atteso inizio dei lavori, che comporteranno la rifunzionalizzazione della masseria in questione con una significativa finalità pubblica”. “Siamo ormai a un passo – dichiara il sindaco Gino Ioppolo – dal raggiungimento di un risultato rilevante per la nostra comunità sia da un punto di vista simbolico che concreto, con il recupero di questo bene e il suo utilizzo secondo una funzione altamente sociale”.

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Redazione Catania

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