“Signor giudice mi faccia andare in carcere, non ce la faccio più con mia moglie”.
Proprio così, avete letto bene. Talmente disperato da preferire quel luogo orrendo, claustrofobico, alienante che è la cella di una carcere, alla propria casa, alla propria tavola, al proprio letto e a tutte quelle comodità che l’ambiente familiare, anche se non di lusso, può di certo offrire di gran lunga migliori rispetto al luogo angusto e oscuro di detenzione.
E’ la singolare richiesta che un uomo di Varese, condannato ai domiciliari per una serie di furti, ha rivolto al tribunale.
Costretta in casa con lui c’era anche la moglie affetta da cleptomania, con la quale, considerata la richiesta singolare di aiuto del detenuto, la convivenza quotidiana, col divieto, ovviamente, di uscire per entrambi, non dovrebbe essere piacevole. Tutt’altro. Anzi, è più pesante del carcere…
E il giudice di sorveglianza l’ha accontentato firmando il provvedimento di esecuzione.
L’uomo è stato trasferito al carcere di Varese dei Miogni, nel timore che la situazione degenerasse, a causa delle frequenti liti.
Secondo quanto riferito da quotidiani locali, la donna è un’impiegata pubblica. Il marito è un pregiudicato.
I litigi tra marito e moglie sarebbero all’ordine del giorno e hanno anche avuto strascichi in tribunale: l’uno contro l’altra in casa e davanti agli avvocati.
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