Chiusura delle coronarie: nell’emodinamica dell’Ulss 4 si utilizzano le onde d’urto

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LA NUOVA TECNICA “SHOCKWAWE” E’ STATA UTILIZZATA IN QUESTI GIORNI, CON SUCCESSO, ALL’OSPEDALE DI SAN DONA’ DI PIAVE

4.2.2022 – Si chiama “shockwave” ed è una tecnica innovativa che utilizza onde d’urto simili a quelle utilizzate per il trattamento dei calcoli renali. In questo caso è stata però utilizzata nel trattamento delle stenosi che si formano all’interno delle arterie coronarie, le quali limitano il flusso sanguigno e determinano la sofferenza del muscolo cardiaco. La nuova tecnica è stata utilizzata in questi giorni, con successo, nell’Emodinamica dell’Ulss4.

<<Per il trattamento delle stenosi coronariche – spiega il direttore della cardiologia all’ospedale di San Donà di Piave, Giovanni Turiano – da anni sono disponibili tecniche endoscopiche per via percutanea che utilizzano cateteri a palloncino per dilatare i restringimenti delle arterie coronariche e consentono l’impianto dei cosiddetti stent. In presenza di calcificazioni importanti delle arterie l’angioplastica coronarica risulta tuttavia, in vari casi, impraticabile>>. Tali calcificazioni non sono dilatabili con i cateteri a palloncino e quindi si ricorre all’intervento di bypass aorto-coronarico, la cui invasività ed il rischio per il paziente, soprattutto se anziano,  è superiore all’angioplastica coronarica.

Le nuove frontiere tecnologiche hanno sviluppato per il trattamento delle lesioni calcifiche importanti la tecnica “shockwave”, ossia un “palloncino” che, introdotto nella coronaria per via percutanea come nelle procedure standard, viene collegato ad un’apparecchiatura che invia elettroimpulsi in grado di frantumare la calcificazione. <<A quel punto – continua il dottor Turiano – è possibile dilatare in maniera adeguata la coronaria e posizionare uno o più stent onde ottenere un risultato ottimale; lo stesso sistema può essere utilizzato anche per dilatare stent già precedentemente posizionati e non correttamente espandibili con le tecniche standard>>. 

Il paziente trattato all’ospedale di San Donà con la nuova tecnologia era già portatore di stent che, a causa di importanti calcificazioni della coronaria, non era espanso correttamente e aveva perso la corretta geometria, compromettendo il flusso del sangue. Dopo l’erogazione degli elettroimpulsi le formazioni calcifiche sono state frantumate ed è stato possibile dilatare lo stent in maniera ottimale.

<<Queste procedure effettuate per via percutanea sono mininvasive – conclude il direttore della Cardiologia all’ospedale di San Donà di Piave – . Infatti si impiega la sola anestesia locale per consentire il posizionamento di un introduttore, generalmente da una arteria del braccio, dal quale poi vengono poi inseriti i materiali condotti sino al cuore sotto controllo radiologico. Con questa tecnica è possibile dimettere il paziente il giorno successivo all’intervento>>.

L’equipe di Emodinamica è composta dalla responsabile Elena Guerra, dai medici Leonardo Di Ascenzo, Luca Falco Marco Nato Bengoa, e dagli infermieri Alessandro Cattelan, Antoniazzi,   Iseppi, Marin,  Prata, Cantiello, D’Amore e dalla coordinatrice Francesca Stringhetta.

Nell’anno 2021, nonostante la fase pandemica legata al Covid 19, in Emodinamica sono state effettuate 1241 procedure di cui 441 interventi di angioplastica coronarica.

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Redazione Venezia 1

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