Il caro energia ’spegne’ i pescherecci pugliesi, Coldiretti: +67% di aumento

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Il caro energia mette in crisi anche il settore della pesca in Puglia. Il grido d’allarme arriva da Impresapesca Coldiretti: con un aumento medio in un anno del +67% del prezzo del gasolio

Il caro energia mette in crisi anche il settore della pesca in Puglia. Il grido d’allarme arriva da Impresapesca Coldiretti: con un aumento medio in un anno del +67% del prezzo del gasolio, il rincaro del carburante – denuncia l’associazione – “ferma in banchina la flotta dei pescherecci pugliesi costretti a navigare in perdita o a tagliare le uscite favorendo le importazioni di pesce straniero”. 

A fronte di questo scenario critico – evidenzia Coldiretti – l’estensione della Cisoa (Cassa Integrazione Salariale Operai dell’Agricoltura) agricola al settore della pesca, strumento introdotto dalla legge di Bilancio per il 2022, che aveva l’obiettivo di garantire finalmente un ammortizzatore sociale strutturato anche a questo settore si è dimostrato in realtà una scatola vuota – denuncia Impresapesca Coldiretti – a causa dell’esclusione dei vari periodi di fermo pesca dalle causali. Le imprese – denunciano Federpesca e Impresapesca Coldiretti – sono gravate di ulteriori costi, ma nulla in concreto cambia per il sostegno al reddito dei lavoratori. Peraltro, la contribuzione, in assenza di previsioni ad hoc, è calcolata sulla base dell’aliquota dovuta per gli operai agricoli ed è a carico delle imprese a partire da questo mese.

FONTE

“L’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – spiega la Coldiretti regionale – si sta abbattendo come una tempesta sull’attività dei pescherecci già duramente colpiti dalla riduzione delle giornate di pesca. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca – spiega Impresapesca Coldiretti Puglia – non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile”.

“Così quasi 8 pesci su 10 consumati sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy. Per questo abbiamo attivato nei Mercati di Campagna Amica eventi di informazione per far conoscere caratteristiche, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto consapevoli, soprattutto di pesce dei nostri mari a miglio0”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Senza adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante le imbarcazioni saranno costrette a pescare in perdita se non addirittura a restare in banchina con gravi ripercussioni sulla filiera e sull’occupazione per un settore – denuncia Coldiretti Puglia – che ha già perso negli ultimi 30 anni oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. 

Lo scenario economico in cui sta navigando la flotta nazionale mette quindi a rischio il prodotto ittico 100% Made in Italy favorendo invece quello straniero di importazione in una situazione in cui – conclude Coldiretti – gli italiani mangiano circa 28 chili di pesce all’anno, sopra la media europea anche se decisamente meno di altri Paesi con un’estensione di costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne consumano quasi 60 chili, praticamente il doppio.

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Tullio Luccarelli

Cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". Sono uno studente di filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Scrivere è la mia passione, raccontare è il mio dovere.

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