Pubblicato il 13 Novembre 2021
Il delitto avvenne il 24 novembre 2018 in un ostello fiorentino dopo una lite tra l’uomo, del Myanmar, e la compagna, una ventunenne cinese. “Occorre valorizzare il profilo psicologico del comportamento” dell’imputato nell’immediatezza del fatto, reazione che “vale molto più di tanti pentimenti e richieste di perdono sbandierate in udienza a distanza di giorni se non mesi”
“Un uomo realmente turbato e sconvolto dall’azione compiuta”, che dette l’allarme e non tentò la fuga.
Così la corte d’assise d’appello di Firenze motivando la sentenza che ha ridotto da 30 a 16 anni, per la concessione delle attenuanti, la pena per femminicidio a un trentaduenne.
Il delitto avvenne il 24 novembre 2018 in un ostello fiorentino dopo una lite tra l’uomo, del Myanmar, e la compagna, una ventunenne cinese. “Occorre valorizzare il profilo psicologico del comportamento” dell’imputato nell’immediatezza del fatto, reazione che “vale molto più di tanti pentimenti e richieste di perdono sbandierate in udienza a distanza di giorni se non mesi”.
La sentenza della corte d’assise d’appello risale al 15 settembre scorso: accogliendo una delle istanze avanzate dal difensore del trentaduenne, avvocato Francesco Stefani, i giudici di secondo grado avevano concesso all’uomo le attenuanti generiche in ragione dell’atteggiamento tenuto nelle fasi immediatamente successive all’omicidio. Quasi dimezzando così la pena inflitta in primo grado quando l’uomo, con rito abbreviato, il 9 luglio 2020 era stato condannato dal gup a 30 anni.
Secondo quanto rilevato dalla corte d’assise d’appello il trentaduenne, dopo aver strangolato la compagna nel corso di una lite nella camera che occupavano nell’ostello; dopo il delitto, non tentò di scappare.
Resosi conto di quanto aveva fatto, si era subito recato alla reception per dare l’allarme, poi, dopo aver spiegato agli addetti dell’ostello di aver strangolato la ventunenne, si era seduto sulle scale mettendosi a piangere in attesa dell’arrivo della polizia.
La corte ha invece respinto la richiesta della difesa di riconoscere la circostanza attenuante della provocazione, in base alla quale l’uomo avrebbe commesso il delitto in reazione a presunti continui soprusi che, si sottolinea ancora nella sentenza, troverebbero riscontro solo nelle affermazioni dello stesso imputato.
L’avvocato Stefani, pur dicendosi soddisfatto per la diminuzione della pena, ha annunciato ricorso in Cassazione.