“Potremmo sparare un po’ di missili Patriot sui loro laboratori, senza dire nulla. Nessuno saprebbe che siamo stati noi”. L’allora presidente degli Stati Uniti si riferiva al Messico.
E’ soltanto una delle più clamorose rivelazioni contenute in “A Sacred Oath” (Un Giuramento Sacro), il libro che esce oggi nelle librerie americane. Il suo autore non è un giornalista né un esponente della sinistra americana ma Mark Esper: l’uomo di solide credenziali conservatrici che Trump aveva scelto come ministro della Difesa dopo che Jim Mattis (un ex generale) se ne era andato dal Pentagono sbattendo la porta in disaccordo con le politiche della Casa Bianca.
Anche quella di Esper, alla Difesa, è stata una navigazione tempestosa: prima la fatica di frenare le idee bellicose di Trump sull’Iran e gli interventi in Siria, poi lo scontro dalla primavera del 2020 quando il presidente ha cominciato a ipotizzare un uso improprio dell’esercito (al quale la Costituzione dà la missione della difesa da minacce esterne).
Il ministro ha deciso di restare al suo posto fino in fondo per cercare di evitare colpi di mano del suo presidente: temeva anche tentativi di colpi di Stato nel periodo elettorale e aveva chiesto ai generali di informarlo di ogni ordine ricevuto dalla Casa Bianca che non fosse passato per la sua scrivania al Pentagono.
Ora Esper, che fu licenziato con un tweet da Trump sei giorni dopo essere stato sconfitto alle presidenziali da Biden, racconta la sua rocambolesca avventura amministrativa in un libro talmente denso di episodi e di dettagli imbarazzanti da aver indotto anche l’attuale governo democratico a cercare di bloccare la pubblicazione di alcune delle rivelazioni più devastanti per motivi di sicurezza nazionale e il timore di compromettere le relazioni con alcuni partner.
Donald Trump, da presidente, voleva disperdere le proteste contro le ingiustizie razziali dopo l’uccisione di George Floyd sparando ai manifestanti per ferirli alle gambe e propose di lanciare missili contro il Messico per distruggere i laboratori dove i narcotrafficanti preparano la droga da esportare negli Usa. E quando il ministro della Giustizia, quello della Difesa e il capo di Stato Maggiore gli spiegarono che per legge l’esercito non può essere usato per disperdere manifestazioni, Trump fu preso da un accesso d’ira: apostrofò i presenti, compreso il suo vice, Mike Pence con un brutale “Siete tutti dei fottuti losers”, cioé perdenti.
Il Messico, quindi, non sarà felice di apprendere che sarebbe potuto divenire bersaglio di un attacco missilistico di un Paese amico che non si fida della sua capacità di combattere il crimine.
Agghiacciante per la proposta in sé, per l’idea balzana che in tempi di sorveglianza planetaria coi satelliti spia che controllano ogni angolo del mondo un attacco missilistico possa passare inosservato e per l’incompetenza: i Patriot servono ad abbattere oggetti in volo, aerei o altri missili. Ora gli americani sanno cosa aspettarsi se Trump tornerà alla Casa Bianca avendo eliminato, come intende fare, i dirigenti amministrativi non pienamente allineati.
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