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Estradizione di Assange, ribaltata la sentenza: ecco cosa potrebbe succedere

Pubblicato il 11 Dicembre, 2021

L’estradizione di Julian Assange si fa sempre più concreta. Infatti, oggi l’Alta corte di giustizia di Londra ha accolto il ricorso degli Stati Uniti contro la sentenza del tribunale penale di Londra dello scorso gennaio, che aveva negato l’estradizione in territorio americano del fondatore di Wikileaks. 

Assange: la decisione del tribunale

Lo scorso gennaio, infatti il tribunale penale di Londra aveva rifiutato la richiesta di estradizione fatta dagli Stati uniti, tenendo conto delle condizioni di salute di Assange che, soffre di depressione e che secondo gli psichiatri che lo hanno visitato in carcere, avrebbe tendenze suicide.

Se Assange venisse estradato potrebbe ricevere una condanna fino a 175 anni di carcere.

Ma attenzione, perchè, ovviamente, nonostante il repentino ribaltamento della decisione dei giudici britannici, l’applicazione della sentenza è ancora lontana, infatti, il caso di Assange verrà ora valutato dal tribunale di Westminster che si occupa di decidere proprio in tema di richieste di estradizione

Il commissario europeo alla giustizia

 “Abbiamo preso nota della decisione del sistema giudiziario britannico su Assange, – fa sapere il commissario europeo alla giustizia Didier Reynders al termine del consiglio europeo Giustizia e affari interni – ma il Regno Unito non è più un membro della Ue. Noi nella Ue cerchiamo di sviluppare una vera protezione nei confronti dei giornalisti e anche degli informatori“. 

“Continueremo – ha concluso Reyners – a esercitare pressioni perché si trasponga la direttiva su queste figure anche nei paesi terzi, sebbene il Regno Unito non faccia parte della Ue”.

Al contrario, di quanto deciso a gennaio dal tribunale penale britannico, nella decisione odierna,  il giudice dell’Alta corte di giustizia di Londra, ha accolto il ricorso degli Stati Uniti sostenendo che siano state fornite rassicurazioni sufficienti per escludere che l’estradizione negli Stati Uniti possa comportare danni alla salute dell’uomo

Inoltre la decisione deriva anche dal fatto che gli Stati Uniti si sarebbero impegnati a non tenere Assange in isolamento sia prima che dopo il processo, e che in caso di condanna gli permetterebbero di scontare la pena in un carcere in Australia.

Ma la compagna di Julian Assange, Stella Moris, non ci sta e parla di “grave errore giudiziario”. Moris, membro del suo team legale, ha così annunciato la volontà di fare ricorso “al più presto possibile” alle autorità giudiziarie del Regno Unito. 

Parodia della giustizia

Siamo di fronte a una parodia della giustizia”, ha commentato la decisione Nils Muižnieks, direttore per l’Europa di Amnesty International. “L’Alta corte britannica ha scelto di accettare le presunte rassicurazioni degli Usa secondo le quali Assange non sarebbe posto in isolamento all’interno di una prigione di massima sicurezza. Il fatto che gli Usa si siano riservati il diritto di cambiare idea in qualunque momento significa che tali rassicurazioni valgono meno del pezzo di carta su cui sono state scritte”.

“Se estradato negli Usa, Assange non solo andrebbe incontro a un processo ai sensi della Legge sullo spionaggio ma le sue condizioni detentive potrebbero essere equiparate a tortura. La posizione dell’amministrazione statunitense pone un enorme rischio per la libertà di stampa, tanto negli Usa quanto altrove. Se venisse definitivamente accolta, – conclude Muižnieks – il ruolo fondamentale dei giornalisti nel controllare l’operato dei governi e denunciare le loro malefatte sarebbe compromesso e i giornalisti sarebbero costretti a guardarsi dietro le spalle.

Chi è Julian Assange

Julian Assange è iI 50enne australiano fondatore di Wikileaks che Washington insegue senza tregua da oltre 10 anni. L’uomo, infatti, è accusato negli Stati Uniti di essere entrato illegalmente nei siti del governo e di avere sottratto e poi divulgato documenti contenenti i registri delle guerre in Afghanistan e Iraq, oltre che comunicazioni diplomatiche del 2010.

Nell’aprile del 2019 Assange è stato arrestato a Londra nell’ambasciata dell’Ecuador, dove viveva dal 2012 come rifugiato politico. L’arresto è avvenuto per una violazione della libertà su cauzione nel Regno Unito nel 2010.

Nel maggio del 2019 è poi stato incriminato negli Stati Uniti ai sensi della legge anti-spionaggio del 1917, l’Espionage Act, per aver sollecitato, raccolto e pubblicato documenti militari e diplomatici statunitensi.

Addio libertà di stampa

In un post su twitter Roberto Saviano commenta così la decisione dell’Alta Corte di giustizia di Londra: “ribaltata la sentenza di primo grado su #Assange, che adesso rischia di essere estradato negli USA e di scomparire nelle celle americane. La sua persecuzione minaccia la libertà di indagare sul potere”

“Pubblicare informazioni – è l’amara constatazione di Amnesty Internationa – che sono di interesse pubblico è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica a conoscere le malefatte dei governi. È un’attività protetta dal diritto internazionale che non dovrebbe mai essere criminalizzata”.

Julian Assange è la prima persona incriminata ai sensi della Legge sullo spionaggio per aver pubblicato informazioni.

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