Un presidio davanti a Palazzo di Giustizia si è tenuto la mattina di giovedì 14 ottobre su iniziativa di alcune associazioni ambientaliste. Giustizia per Taranto, Taranto Respira, Legamjonici, Peacelink, Hermes Academy, Una Strada Diversa ed Europa Verde Taranto hanno dato vita alla manifestazione per invitare la Procura di Taranto a chiedere la revoca della facoltà d’uso degli impianti sotto sequestro. Le associazioni, in una nota, fanno riferimento alla recente inchiesta della Procura di Potenza che ha coinvolto l’ex commissario straordinario Enrico Laghi (sottoposto agli arresti domiciliari) e la Procura di Taranto, col procuratore Carlo Maria Capristo (indagato a piede libero), per fatti risalenti al periodo 2015-2018.
«Alla luce anche di queste indagini e ipotesi di reato, che evidenziano l’esistenza di uno schema di presunte pressioni illecite e corruttive nella gestione della vicenda Ilva, chiediamo, con forza, alla Procura della Repubblica di Taranto, di chiedere la revoca della facoltà d’uso di tutti gli impianti dell’area a caldo. Chiediamo altresì – continua la nota – la definitiva chiusura degli impianti inquinanti, tutt’ora in funzione, benché sottoposti a sequestro sin dal 2012 per la loro pericolosità.
In questi anni – sottolineano – nulla è cambiato: gli incidenti sono all’ordine del giorno; di Ilva, a Taranto, ci si continua ad ammalare e si continua a morire! I decisori politici prendano atto che, oltre agli sconcertanti scenari che emergono dalle vicende giudiziarie, non ci sono motivi sanitari, ambientali, economici e tecnici per proseguire con questo stillicidio».
Le associazioni che hanno tenuto l’iniziativa di protesta già in passato hanno chiesto più volte la chiusura dell’area a caldo sottoposta a sequestro dal 26 luglio 2012 nell’ambito dell’inchiesta sfociata nel processo “Ambiente svenduto”. Intanto, nella mattinata di giovedì 14 ottobre, si è verificata un’improvvisa perdita di vapore. E’ accaduto alla colata continua 5. La perdita è stata subito arginata e non si sarebbero verificate particolari conseguenze. Illesi i lavoratori. Secondo alcuni testimoni, nell’area dell’impianto si sarebbe spigionata una grande nuvola bianca derivante, stando ad una prima ricostruzione dei fatti, dalla dispersione del vapore.
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