Solo di mancate esportazioni, il Covid-19 ha fatto perdere quasi quattro miliardi di euro alle industrie piemontesi. Nei primi sei mesi del 2020 il valore dell’export piemontese si è attestato a 18,7 miliardi di euro, registrando complessivamente una flessione del 21,2% rispetto all’analogo periodo del 2019. Numeri drammatici per il tessuto produttivo regionale che diventano ancor più impietosi se si analizzano i due trimestri: il primo ha registrato un calo del 5,8%, ma gli effetti della pandemia si sono manifestati con ancora maggior evidenza nel II trimestre dell’anno, periodo in cui il calo dell’export ha raggiunto il 35,7%. Il I semestre del 2020 è stato in rosso per tutti i principali settori di specializzazione delle esportazioni piemontesi ad eccezione del comparto alimentare, che ha ancora messo a segno una crescita (+1,9%). Il primo comparto dell’export regionale si è confermato quello meccanico, che crea da solo circa un quarto delle vendite all’estero, e registra nel I semestre 2020 una flessione del 21,7%. La filiera tessile e quella dei metalli non hanno vissuto dinamiche migliori, evidenziando un calo delle esportazioni rispettivamente pari al 28,3% e al 25,1%. Il dato peggiore appartiene ancora una volta ai mezzi di trasporto, comparto che genera circa il 16,4% delle esportazioni regionali, le cui vendite oltre confine hanno subito una contrazione del 35,6%. In particolare le flessioni più consistenti hanno riguardato l’export di autoveicoli (-43,7%), di prodotti della componentistica autoveicolare (-32,8%), le vendite oltre confine del comparto nautico (-75,0%) e dell’aerospazio (-23,7%).
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