Ha scelto di restare assente dalla scena pubblica politica per un tempo lungo, ma ora è tornato, così come racconta il Corriere.
Lo ha fatto a Napoli, per prendere parte ad un incontro al Circolo artistico politecnico.
Uno spazio con vista su piazza del Plebiscito, quella che il suo mentore Giorgio Almirante ha infiammato e conquistato. “Era il 1974”, ricorda l’ex leader di An mentre fa un giro nel museo del circolo. È impossibile non andare con il pensiero a quei giorni. Lo ammette anche Carlo Di Dato, fra gli organizzatori dell’incontro con la sua Assodiritti insieme con Napoli futura, Mit e Circolo Mercato Pendino.
C’è un copione dell’incontro. Ci sono dieci domande alle quali Fini ha accettato di rispondere. Giustizia, intercettazioni, autonomia regionale, politica internazionale, Europa i temi sul tappeto. All’incontro presente anche Enzo Raisi, autore del libro “La casta siete voi”.
Un volume che racconta la storia di un ragazzo che a Bologna a 14 anni ha iniziato a fare politica, a destra. Fini ha scritto la prefazione e il libro è il motivo ufficiale della sua presenza in città. È spigoloso, il presidente. Attento a che le sue parole non vengano interpretate male. «In certi anni avere idee di destra e militare a destra significava correre qualche rischio. A Napoli certo meno che a Bologna. Ma sventolare un tricolore significava scegliere una strada.
“Qualcuno – ricorda Fini – è rimasto silente. Oggi i tempi sono cambiati ma resta un dato di fondo: la politica è un impegno che può diventare totalizzante ma se non tiene viva la fiamma della passione e della certezza di poter fare del bene diventa assai meno gradita. E negli anni recenti c’è stata una degenerazione della politica. Noi venivamo da altre scuole e altre esperienze”.
La politica per Fini rischia di finire in secondo piano per lasciare spazio alla sola propaganda. “Se si dovesse indicare agli italiani che non votano più e ai giovani la modalità per riportarli a seguire la politica bisogna partire da qui: chi non si è fatto comprendere e apprezzare deve riflettere – dice – l’antipolitica ha preso il sopravvento. Il populismo è finito nel lessico comune e il palazzo si è spaccato nel corpo centrale”.
I partiti secondo l’ex presidente del Consiglio non possono ridursi a comitati elettorali. Ormai c’è chi fa politica ma non va a votare.
“I partiti e i sindacati sono entrati in crisi. Il peso che avevano Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura è perso, non hanno più capacità aggregante. Una via diversa potrebbe essere partecipare a iniziative legate al territorio. Ne è prova l’esplosione delle liste civiche. La politica è attività non legata solo all’azione dei partiti. Chi ritiene di fare qualcosa di utile può farlo e ottenere apprezzamenti più dei cosiddetti politici”.
Alla sinistra Fini non fa sconti: “Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra -dice Fini – I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare certo il segretario ma anche i propri interlocutori. Il paradosso è che la sinistra tendeva a rappresentare gli ultimi e oggi tutto ciò si è ribaltato. Occorre che sinistra sia meno illuminista”.
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