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Gino Landi

Addio a Gino Landi, il genio del varietà

Pubblicato il 17 Gennaio, 2023

Addio a Gino Landi.

Il coreografo e regista, che aveva 89 anni, ha fatto la storia del varietà, portando sulla Rai in bianco e nero impeccabili balletti che hanno impreziosito a lungo il sabato sera di milioni di italiani grazie ai talenti delle gemelle Alice ed Ellen Kessler, Delia Scala e Raffaella Carrà, per poi legarsi ai trionfi di Pippo Baudo con le varie edizioni del Festival di Sanremo e il “Fantastico” del 1986 con Lorella Cuccarini.

Il maestro del teatro musicale leggero è morto oggi nella sua casa di Roma, come ha annunciato la sua collaboratrice Cristina Arrò, spiegando che il coreografo e regista da tempo aveva problemi di salute. Sue le coreografie della “Canzonissima” del 1971 con la Carrà che scandalizzò con il balletto “Tuca tuca” in coppia con Enzo Paolo Turchi e di “Milleluci” del 1974, dove fece ballare ancora la Carrà questa volta in coppia con Mina e la regia di Antonello Falqui.

Nato all’anagrafe come Luigi Gregori a Milano il 2 agosto 1933, era figlio di due artisti di varietà che si esibivano al Teatro Dal Verme, che caldeggiarono i suoi studi di danza sotto la guida di Oreste Fraboni. Debuttò in teatro come ballerino, ma ben presto si accorse di non amare esibirsi davanti al pubblico e scelse di dedicarsi alla composizione coreografica per il teatro leggero. Una sera del 1956, al Teatro Alcione di Milano, un suo lavoro, “Bulli e Pupe”, fu notato da Ermino Macario che lo volle come coreografo per il suo nuovo spettacolo. Iniziò così la sua avventura nel meraviglioso mondo della “grande rivista”. Nel 1957 la sua firma comparve per la prima volta sulla locandina di “Non sparate alla cicogna” di Macario, dopodiché è stato autore dei balletti di “Io e l’ipotenusa” (1959) e di “Cieli alti” (1962). Intanto la sua carriera teatrale si era consolidata grazie ai successi di “Febbre azzurra” (1965), “L’onorevole” (1965) e “Non sparate al reverendo” (1967, nuova collaborazione con Macario).

Nel frattempo Gino Landi era entrato alla Rai con la qualifica di regista (1958) chiamato a realizzare le coreografie per “Buone vacanze” (1959) e per “Giardino d’inverno” (1961), dove fu assistente di Don Lurio per il debutto delle Kessler. Il mezzo televisivo sembrò offrire nuove possibilità grazie ad un linguaggio ancora tutto da scoprire e Landi realizzò le coreografie di trasmissioni di successo diventando con Don Lurio il coreografo più famoso e richiesto del panorama televisivo nazionale.

Al 1969 risale un importante sodalizio con Garinei e Giovannini che lo vollero creatore dei balletti di tutti i loro principali spettacoli, da “Angeli in bandiera” ad “Alleluja brava gente” (1970), da “Aggiungi un posto a tavola” (1974) a “Felicibumta” (1975), da “Bravo!” (1981) alle riprese di “Rugantino” (1978) e di “Un paio d’ali” (1997).

Per lo spettacolo leggero della Rai Gino Landi è stato nella prima parte della carriera il coreografo di trasmissioni popolari come “Johnny 7” (1964), “La prova del nove” (1964), “Scala reale” (1966) e “Partitissima” (1967).

Dopo aver diretto una brillante versione televisiva delle commedie musicali “La granduchessa e i camerieri” e “Felicibumta”, Landi intensificò la sua attività in televisione dal 1977 nella duplice veste di coreografo e di regista in varietà come “Cielo mio marito” (1980), “Noi con le ali” (1983), prima di legarsi agli spettacoli di Pippo Baudo, di cui divenne regista e coreografo preferito. Per la Rai e per le nuove tv commerciali (nella prima metà degli anni ’80 legò il suo nome allo show “Premiatissima” su Canale 5) ha diretto più di 70 programmi televisivi, compreso il Festivalbar e Paperissima. Per Baudo ha firmato le varie edizioni del Festival di Sanremo dal 1987, ancora “Fantastico” e poi “Serata d’onore”, “Uno su cento”, “Varietà”, “Numero Uno”. Landi ha diretto anche l’ultimo Festival di Sanremo presentato da Baudo nel 2008, lo stesso anno anche dell’ultima edizione di “Serata d’onore”.

Gino Landi ha lavorato sporadicamente per il teatro lirico, curando gli allestimenti di “Vivì” (1962) e “Il barbiere di Siviglia” (1989). È stato anche regista di operette e di musical, come “Can-Can” (1998). Regista del Festival Internazionale dell’Operetta fin dalla sua fondazione nel 1970, ha firmato – come coreografo o come regista o in entrambi i ruoli – più di trenta produzioni della rassegna triestina, da “Il paese dei campanelli” (1970), a “Vedova allegra”, “Ballo al Savoy”, “Al Cavallino Bianco” (2003) e “Paganini” (2004). Al Teatro Verdi di Trieste ha messo in scena anche “Les Contes d’Hoffmann” di Offenbach nella stagione Lirica 2000/2001.

Sin dagli anni ’50 Landi collaborò con i grandi registi del cinema italiano, a partire da Federico Fellini per i film “Roma” e “Casanova”, ma anche con Elio Petri (“La decima vittima”), Luigi Zampa, Paolo e Vittorio Taviani, Sergio Leone (“C’era una volta in America”), Paul Mazurskj, Nanni Moretti.

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