Pubblicato il 19 Dicembre 2024
Il caso di Gisele Pelicot ha sconvolto la Francia e oggi è arrivata la sentenza a carico del marito, Dominique Pelicot, che ha fatto violentare per anni la moglie da sconosciuti, condannandolo a 20 anni, la pena massima prevista per questo tipo di reato. La donna, drogata, non si sarebbe accorta di nulla per anni. Anche gli altri 51 imputati sono stati considerati colpevoli, benché le persone che hanno partecipato agli stupri sarebbero almeno 70, ma alcuni non sono stati identificati. Quando è stata emessa la sentenza di colpevolezza, Dominique Pelicot non ha mostrato particolari emozioni.
La sentenza sul caso Gisele Pelicot
Nel Palazzo di Giustizia di Avignone era presente tutta la famiglia Pelicot, compresa la figlia della coppia coinvolta anche lei in questa orribile storia. Il padre infatti ha condiviso con una chat di pedofili immagini della figlia piccola, altra mostruosità a carico dell’uomo. La condanna nei suoi confronti è stata di 20 anni, mentre gli altri imputati giudicati colpevoli di “stupro aggravato in riunione e somministrazione di droghe” a Gisele Pelicot hanno avuto pene comprese tra i 3 e i 13 anni di reclusione. Molti dei condannati saranno ora schedati sul Fijais, la banca dati francese che include autori di reati sessuali o violenti.
Gisele Pelicot, simbolo della lotta contro le violenze sulle donne
Durante il processo Gisele Pelicot non ha mai voluto nascondersi, anzi, ha voluto che il processo fosse pubblico e che venissero rese pubbliche le immagini delle violenze subite, poiché ha detto che non è lei la persona che deve vergognarsi. Oggi la donna è diventata il simbolo del coraggio e della lotta contro la violenza sulle donne e durante il processo ha proferito queste sferzanti parole: “In quale momento, quando siete entrati in quella camera, avete avuto il mio consenso? Come avete potuto non fermarvi e non denunciare tutto alla polizia? Per me questo processo è il processo alla vigliaccheria. È ora che la società maschilista e patriarcale, che banalizza lo stupro, cambi. È ora di cambiare il modo in cui guardiamo allo stupro”.