Hanno cominciato a studiare il fenomeno tempo fa all’università di Helsinki, in Finlandia, poi hanno continuato anche in Germania, ad Hannover dove l’addestramento ha dato buoni risultati. La notizia è sensazionale: il fiuto del migliore amico dell’uomo potrebbe aiutare a scovare il coronavirus. “Possiamo prepararli in un mese” ha aggiunto Aldo La Spina, direttore tecnico di Medical Detection, onlus di Novate Milanese, specializzata in questo tipo di addestramenti.
Sì, perché ormai molti sanno che i cani sono utilizzati nell’individuare malattie metaboliche e malattie varie. “L’olfatto dei cani è incredibile e oggi già li usiamo per scoprire individuare i tumori, con una percentuale di successo del 95 per cento” ha detto La Spina.
“Quello che manca, al momento, è la possibilità di accesso a una biobanca con campioni del virus e un protocollo medico che metta in sicurezza gli animali e gli operatori durante l’addestramento. Spero che ospedali e istituzioni, finita la fase dell’emergenza, capiscano quanto questo tipo di operazioni potrebbero aiutarci a debellare il virus” ha concluso La Spina.
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