Il fallimento di Rimateria

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Il fallimento di Rimateria era scritto nei fatti, fin dalla  stessa costituzione di una socioetà nata per coprire l’enorme debito accumulato negli anni da Asiu,  nel silenzio complice dei comuni soci, quei comuni che  ora  cercano di scaricare ogni responsabilità (le loro responsabilità) sulla nuova amministrazione  di Piombino. Avessero vigilato sui bilanci di ASIU, Rimateria non sarebbe neppure nata e quella mostruosa discarica. gestita in modo medievale,  non ci sarebbe. E se fosse stato per loro, la città oggi avrebbe il destino segnato da altre due grosse  discariche di rifiuti speciali maleodoranti.  Più che di Rimateria questo è il fallimento della loro politica.  Ora,  il PD e tutti i suoi satelliti, accusano l’amministrazione di Piombino di “non aver tutelato la SUA società e  di non aver agito in modo da favorire la sua continuità”. Affermazioni che denotano sostanziale  ignoranza dei fatti: la società non è del comune, ma dei privati cui loro l’hanno venduta (in un’operazione  sciagurata )  e la  continuità non è stata fermata dal comune, ma dagli organi competenti che ne hanno riscontrato la conduzione difforme alle prescrizioni.  E’ finito il tempo delle proroghe e dei pareri morbidi: la vicenda delle concerie toscane è li a ricordarlo.  Quando hanno creato Rimateria forse non avevano previsto la ribellione di un’intera città e nemmeno le incrinature di un sistema di gestione finito dritto dritto nelle reti della magistratura.  Anche richiamare la variante è segno di ignoranza: la non accoglibilità dell’AIA, decretata dalla Regione Toscana, non ha niente a che vedere con la variante, ma è esclusivamente dovuta alla mancata ottemperanza delle prescrizioni imposte dalla VIA e dal mancato rispetto delle norme ambientali. Quindi il fallimento è responsabilità  dei soci privati che hanno realizzato profitti milionari senza curarsi, finchè hanno potuto,  dei costi ambientali . Del resto  quando hanno comprato  le quote avevano chiaro il quadro: 50 milioni di debito, una discarica gestita per loro stessa ammissione in modo piratesco, una VIA ancora non rilasciata  e autorizzazioni tutt’altro che scontate.  Un imprenditore non fa investimenti e piani industriali sulla base di promesse e garanzie verbali.  Cosa si aspettavano il PD e I suoi satelliti , che in sede di valutazione sugli impatti ambientali, questo comune continuasse ad ignorare  le irregolarità e il mancato rispetto delle prescrizioni? Cosa si aspettavano, che il comune continuasse  ad accettare altri milioni di metri cubi di rifiuti speciali provenienti da mezz’Italia in una discarica gestita in difformità a quanto previsto dalla legge? Cosa si aspettavano, che la Regione continuasse a chiudere gli occhi?  Lo scandalo delle concerie ha precluso queste possibilità. Ora  si apre un nuovo capitolo per questo martoriato territorio: siamo certi che questa amministrazione metterà in atto tutto quanto sarà necessario sia per la tutela dei lavoratori,  sia per evitare ulteriori impatti ambientali. Si apre la strada del risanamento vero  e della risalita di questo territorio. 

Lista civica 
Lavoro & Ambiente

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Barbara Noferi

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