“Da sei settimane i casi crescono, ma fortunatamente l’impatto sui ricoveri in area medica non ha confronto rispetto all’epoca pre-vaccinale”, così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
Il rischio che la regione Lazio entri in zona gialla a ridosso del Natale e delle festività è presente. Da giorni l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato prova a scacciare l’incubo e a rassicurare i cittadini ma i dati non sono così confortanti. Proprio ieri è arrivata la firma del sindaco di Roma Roberto Gualtieri sull’ordinanza a proposito delle mascherine all’aperto e contro gli assembramenti.
“Nel Lazio cala il valore Rt che nell’ultimo report si attesta a 1.01, rispetto alla settimana precedente quando il valore era 1.22. Questo è un dato importante, che segnala un raffreddamento, i cui effetti li vedremo tra due settimane”, queste le parole di D’Amato che però poi aggiunge: “Nei prossimi giorni è atteso ancora un incremento del numero dei casi ecco perché è necessario proseguire decisamente la campagna di vaccinazione”.
La sanità laziale punta tutto sulla dose di vaccino, aprendo le prenotazioni per i bambini dai 5 agli 11 anni, e rinnova l’invito agli over 30 ad effettuare la terza dose. Bisogna infatti fare i conti anche con una circolazione del virus ancora alta, soprattutto a causa della nuova variante omicron. A tal proposito si è espresso anche il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta: “Da sei settimane i casi crescono, ma fortunatamente l’impatto sui ricoveri in area medica non ha confronto rispetto all’epoca pre-vaccinale. C’è però una crescita lenta e costante, in qualche regione ci potrebbe esser qualche altro cambio colore entro fine anno“. Secondo i dati Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il Lazio è al 10% di occupazione delle terapie intensive e all’11% dell’area medica.
Gli indicatori che portano una regione in zona gialla sono l’incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti uguale o superiore a 50 casi, il tasso di occupazione dei reparti ordinari dell’area medica negli ospedali sopra il 15% e il tasso di occupazione delle terapie intensive al di sopra del 10%.
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