L’incidenza sfiora i 16 casi ogni 1.000 abitanti, superando il picco di tutte le stagioni precedenti, a partire dal 2009 appunto. In totale, dall’inizio del monitoraggio sono 3,5 milioni le persone contagiate dalla forma influenzale chiamata “australiana”.
Come si vede nel primo grafico, i contagi sono ancora in salita (linea rossa) e non paragonabili alle stagioni influenzali degli anni scorsi (nelle linee tratteggiate in nero del grafico), quando mascherine, distanziamento e chiusure influivano riducendo le possibilità di trasmissione. In questa stagione influenzale la curva epidemica mostra un andamento in crescita anticipato rispetto alle precedenti stagioni, con un valore di incidenza superiore a tutte le precedenti stagioni.
A far crescere il numero delle sindromi simil-influenzali, però, concorrono anche altri virus respiratori, non solo l’influenza, che è stata diagnosticata nel 41,2% dei casi analizzati (tutti di virus influenzale di tipo A). Nella precedente settimana erano tre le Regioni con incidenza massima, nell’ultima settimana sono diventate 7: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo.
Aumenta l’incidenza in tutte le fasce di età, ma risultano maggiormente colpite le fasce di età pediatriche (in particolare i bambini al di sotto dei 5 anni in cui l’incidenza è pari a 50,2 casi per mille assistiti).
Il secondo grafico evidenzia che la fascia di età meno coinvolta è quella degli ultra 65enni: la spiegazione è che si tratta di una popolazione più facilmente vaccinata contro l’influenza e che si protegge usando più spesso la mascherina.
“Questo è il momento giusto per vaccinare il proprio bimbo, anche se senza patologie croniche o fragilità. Ricordiamo che la vaccinazione è particolarmente raccomandata per tutti i bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni – è l’appello che viene dai pediatri SIP (Società Italiana di Pediatria) – È importante sottolineare che proteggendo i più piccoli si proteggono anche i fragili di tutte le età e gli anziani in famiglia: in vista delle Feste questo è un altro fattore da non trascurare”.
Nei lattanti si osservano, invece, vomito e diarrea. In generale per le persone vaccinate contro il Covid si può pensare che la febbre alta sia sintomo di influenza, anziché di Covid, ma dipende dallo stato vaccinale e di salute di ciascuno.
I consigli per evitare le sindromi simil-infleunzali sono quelli che valgono per il Covid, visto che si parla sempre di malattie infettive a trasmissione aerea: evitare i luoghi affollati, lavare frequentemente le mani, evitare il contatto con persone ammalate, in caso di tosse o starnuti coprire naso e bocca con l’incavo del gomito, ventilare gli ambienti di lavoro e casalinghi aprendo le finestre.
Nei luoghi affollati le mascherine, che abbiamo imparato a usare con il coronavirus, restano un presidio di prevenzione fondamentale.
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