Ischia: Yuki, il cane che ha aspettato nell’auto i padroni morti col neonato

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Ha vagato tra i detriti vicino alla casa di Giovanna Mazzella e Maurizio Scotto Di Minico, trovati morti con il neonato Giovangiuseppe. Ora è stato affidato a un’amica della proprietaria

Yuki era arrivato a casa di Giovanna e Maurizio nell’estate di due anni fa.

Era stata Antonella, un’amica di Giovanna, a regalarle il terzogenito della sua cucciolata, tanto di spazio al Celario per lui ne avanzava, nella casa con l’orto intorno e la cameretta in più per il bambino che ai tempi ancora non c’era. 

Giovangiuseppe è arrivato dopo, il 4 novembre, a riempire di strilli le mura dentro le quali vivevano i due trentenni, 32 lui, per l’esattezza, e 30 lei, insieme da anni, una coppia rodata e già rafforzata dall’esperienza del terremoto, quando nel 2017 persero la casa in piazza Maio e decisero di spostarsi un chilometro più su nella collina, venti minuti a piedi, con una bella vista sul mare.

Yuki in questi due anni con Giovanna Mazzella e Maurizio Scotto Di Minico ha mantenuto la promessa della sua razza canina, l’Akita Inu: è stato un cane affettuoso con la sua famiglia, giocherellone, stavano sempre insieme, si faceva fotografare in posa con Giovanna, ora con un bel sorriso canino, ora girato di profilo.

E questo è il suo passato.

Invece, non sappiamo cos’ha fatto all’alba di sabato, quando ha cominciato a cadere il cielo e un fiume di fango si è portato via la sua casa. 

Non sappiamo se è fuggito via subito, spaventato, o se ha abbaiato per avvisare i suoi padroni; se magari era già in giro, innervosito dalla pioggia, o se era dentro la sua cuccia e aspettava che smettesse. 

Non sappiamo nemmeno cos’hanno fatto Maurizio e Giovanna, quando è precipitato tutto, salvo stringersi al petto Giovangiuseppe, perché è così che li hanno trovati sotto il fango, stretti stretti, insieme fino all’ultimo secondo.

Yuki con Giovanna Mazzella

Però sappiamo cos’ha fatto Yuki dopo. 

Dopo quella notte da fine del mondo è ritornato a cercare la sua casa che non c’era più, mangiata dal fango, e i suoi proprietari che non potevano più chiamarlo, in silenzio per sempre.

È andato avanti e indietro, Yuki, per ore, per due giorni, senza capire come orientarsi, dove cercare la sua porta, il suo tetto, la sua ciotola, la sua famiglia. 

E lunedì mattina si è infilato dentro una Yaris grigia capovolta, con ancora il tronco di un albero sulla fiancata: era passato dal lunotto posteriore sfondato. Yuki ha cominciato ad abbaiare, a ringhiare, a protestare contro quel mondo capovolto, senza punti fermi.

Ed è lì che lo hanno trovato ieri mattina i ragazzi della protezione civile, Nino e Rosy, coordinati per telefono da Gianni Capuano, volontario pure lui. 

“«Era impossibile avvicinarsi, sembrava che volesse azzannarci”, raccontano loro due, ricordando come ci siano voluti i medici veterinari della Asl NA2 e poi anche i volontari della Laai, la Lega animali&ambiente delle isole del Golfo. Quando infine sono riusciti a tirarlo fuori dall’utilitaria, è stato necessario usare l’accalappiacani per tenerlo fermo e una iniezione per calmarlo. 

“Era l’auto dei suoi proprietari”, assicura Alessandra, della Laai. “Forse era la macchina di Giovanna e Maurizio”, è più cauto Capuano. “Ha senso che lo fosse, perché non era lontano dalla casa spazzata via. Solo i carabinieri, però, possono confermarlo”.

Non importa saperlo adesso. Yuki era lì, che aspettava. Per lui è arrivata Antonella, l’amica di Giovanna. Se lo è ripreso indietro, in attesa che i familiari decidano cosa fare. Ieri sera il cane ha mangiato. E ha dormito su una trapunta, avvolto da un asciugamano rosso.

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Redazione Nazionale

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