Dopo il quesito sull’eutanasia legale rigettato, ecco un’altra doccia fredda.
E dire che ieri il radicale Marco Perduca, presidente del Comitato per il referendum sulla cannabis, si esprimeva così: “La giornata è storica. La speranza si fonda sulla corretta scrittura dei quesiti. Abbiamo tenuto conto sia dei paletti previsti dalla Costituzione che della giurisprudenza che alcuni costituzionalisti chiamano una sorta di polpetta avvelenata che ha caratterizzato negli ultimi 35 anni le decisioni della Consulta”.
Nel quesito si chiedeva di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (carcere da 2 a 6 anni e multa da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente.
Secondo Perduca le parole del presidente Giuliano Amato – che ha spiegato come bisogna “evitare di cercare il pelo nell’uovo” e la Consulta deve “impegnarsi per consentire il voto” – avevano creato “una atmosfera diversa: certo, sappiamo che ci sono dubbi e comitati contro. Ma noi siamo certi che gli argomenti a favore per la difesa dei nostri referendum siano stati ben preparati”.
Ma la Consulta ha smentito clamorosamente le ottimistiche previsioni.
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