La Diocesi di Caserta orfana del suo Pastore. E’ morto monsignor Giovanni D’Alise. Il Vescovo

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La Diocesi di Caserta è rimasta senza il suo Pastore.

Questa mattina, infatti il vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise è morto nell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano dove era ricoverato dopo aver accusato alcuni sintomi riconducibili a covid 19 ed essere risultato positivo al virus dopo aver fatto il tampone.

Dalla Diocesi fanno sapere che monsignor D’Alise è morto a seguito di infarto che ha spento il suo cuore.

La Diocesi piange un uomo che ha accompagnato la sua comunità, dopo che una sorte simile era già capitata al vescovo precedente, monsignor Pietro Farina, morto in seguito a un tumore che ha posto fine alla sua esistenza, durante il suo ministero.

Me li immagino insieme, ora, nel giardino celeste a discorrere di questa Vita. Una vita che chiede e ha bisogno di più amore e di tanti momenti di condivisione. Di abbracci e di vicissitudini felici, perchè quel che inizia, prima o poi, finisce.

Ricordo monsignor Giovanni D’Alise, il primo giorno che è venuto in Diocesi ad ispezionare quella che sarebbe stata la sua casa.

Si guardava intorno, e dal modo in cui lo faceva, già si capiva che era un uomo fermo e di polso.

Un uomo che avrebbe preso delle decisioni, sicuramente, non gradite a tanti ma lui era così. Guardava e segnava nella mente.

Una mente sveglia, attenta, e con lo sguardo che sapeva comunicare più di tante parole.

Poi, agiva.

In alcune decisioni che ha preso, anche io mi sono trovata coinvolta e talvolta, mi sono dispiaciuta ma credo che ogni cosa che accada sia necessaria per la nostra vita.

Per la nostra crescita personale.

C’è stato un tempo, in cui mi sono trovata nel giardino della Curia, il vescovo passeggiava e con il suo sorriso affettuoso mi ha salutata ed io allora, che stavo vivendo un momento particolare, gli ho chiesto una Benedizione altrettanto particolare.

Si è avvicinato e senza che glielo chiedessi due volte mi ha dato quel che chiedevo. Mi sono sentita protetta. Ed è stato allora, forse, il momento in cui gli ho voluto più bene.

Così come si può volere bene a un nonno. Si sa, anche i nonni sbagliano ma il mondo perdona tutto se si è sinceri. E quell’affetto era davvero sincero.

Ora chi ha amato monsignor Giovanni D’Alise, o don Giannino, così come lo chiamavano i più affezionati, nella sua semplicità, lo piangono e si sentono orfani di un Padre, ma quel che è certo è che ora lo aspetta una Vita diversa, non più terrena e fatta non più di sofferenza o ingiustizie o di attenzioni mancate ma di serenità e pace.

Quella pace di cui tutti, almeno per un attimo, avremmo davvero bisogno.

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Giovanna Giaquinto

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