“Librino è periferia solo nella testa di chi amministra la città”

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Chiamarlo semplicemente “impegno” sarebbe riduttivo. Perché quello tra Sara Fagone e Librino è un rapporto quasi “osmotico”; è l’amore, è la passione per i luoghi in cui vive e in cui lotta da sempre, da residente, da attivista e da portavoce della rete di associazioni che si “coagula” attorno alla “Piattaforma Librino”. E non è un caso se persino “Propaganda Live”, il programma di La7 condotto da Diego Bianchi, l’ha definita “l’anima del quartiere” in una bella inchiesta dedicata recentemente proprio alla grande periferia sud di Catania. Ma guai, però, a liquidarla come “periferia”, o peggio ancora come “città-satellite”, perché “Librino – sottolinea Sara Fagone – è periferia solo nella testa di chi amministra la città, Librino è tutt’altro che periferia, è parte integrante e pulsante di Catania”.

Domani, alle 10, all’Istituto Musco, si terrà un importante appuntamento…

Sì, verrà presentata la relazione sulla condizione minorile in Sicilia, realizzata dalla commissione regionale antimafia che ha girato tutti i quartieri e che ha sentito anche noi in audizione.

Saranno presenti diverse personalità…

Ci sarà il presidente della commissione, Claudio Fava, il prefetto di Catania, il presidente del Tribunale dei minori, l’assessore comunale alla pubblica istruzione, la dirigente scolastica Cristina Cascio e la vicepresidente dei Briganti Giusi Sipala. Interverrò anch’io, per portare la voce della Rete Piattaforma per Librino.

Quali saranno nello specifico le questioni all’ordine del giorno?

Ci confronteremo sulla grande questione della dispersione scolastica ma anche sul contesto in cui si produce. Naturalmente non ci limiteremo alla descrizione del fenomeno ma proporremo anche possibili soluzioni, avendo presente che per contrastare il fenomeno occorre agire anche sulle condizioni di contesto.

Cioè?

In un quartiere in cui mancano i servizi fondamentali, tutto contribuisce ad aumentare il disagio sociale e anche quello minorile.

La locandina dell’evento

Un esempio concreto?

Per esempio, vivere in appartamenti piccoli e inadeguati, come quelli assegnati a Torre Leone, in situazioni in cui non c’è nemmeno una buona copertura di rete, in cui mancano le infrastrutture minime, ha rappresentato un grande svantaggio, durante il lockdown, per gli studenti in didattica a distanza, compromettendo la possibilità di esercitare compiutamente il diritto all’istruzione.

E in tutto questo la politica dov’è?

Assente. Sembra quasi che vi sia un interesse a mantenere il quartiere e i suoi abitanti in uno stato di disagio e di bisogno. E tutti quelli che manifestano un interesse civico, dopo un po’, non vedendo risultati, si fanno da parte. E’ un cane che si morde la coda.

Cosa vi aspettereste da chi governa la città?

Intanto un cambio radicale di mentalità. Occorre favorire la partecipazione e la co-progettazione, occorre maggiore coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni che operano nel quartiere.

E invece?

E invece assistiamo ad un modo di amministrare vecchio che considera Librino come una mera area periferica. Preciso che è un limite culturale senza colore politico. Da anni per esempio chiediamo invano più decentramento amministrativo, affinché il quartiere venga vissuto anche da chi non ci vive, come del resto già accade con le realtà associative. Pensiamo per esempio a Boxing Catania Ring, dove operano anche grandi atleti, o ai Briganti: sono realtà di eccellenza che richiamano l’interesse di giovani e meno giovani di tutta la provincia. Peccato poi, che molti si perdano per strada visto che non esistono nemmeno delle banali segnaletiche che indichino come raggiungerli.

Insomma, non ha vita facile chi lavora al riscatto sociale del quartiere…

Per niente. Un caso emblematico? La società HdueO, che fa nuoto all’interno della scuola Campanella. Quando, qualche anno fa, ai tempi della giunta precedente, siamo andati a parlare con l’assessore competente, abbiamo chiesto di far dare alla società l’edificio di una scuola elementare, ormai diventato un rudere, in via delle Dalie, ma non c’è stato niente da fare. Quella struttura è rimasta abbandonata e i ragazzi adesso vi organizzano un gioco di guerra, mi pare si chiami softair. Per avere l’erba sintetica nel Campo San Teodoro, poi, ci sono voluti tre anni.

Insomma, tante belle parole e pochi fatti, si potrebbe dire…

Esattamente. Per fortuna ci sono le associazioni perché per la politica, e non solo, Librino è solo un brand di moda o, nel peggiore dei casi, un luogo in cui fare passerella o beneficienza. Ma noi non vogliamo beneficienza, vogliamo supporto concreto perché il lavoro da fare è tanto.

E allora, a domani.

A domani.

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Massimo Malerba

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