Noto medico accusato di stupro muore suicida in carcere: scoppia la polemica

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Ricardo Cruciani, un noto medico 68enne detenuto nella prigione di Rikers Island a New York sul sui capo pendeva l’infamante accusa di stupro, si è tolto la vita.

Chi era Ricardo Cruciani, il medico suicida accusato di stupro

Ricardo Cruciani, 68enne nato in Argentina ma di chiare origini italiane, da giovane si era trasferito negli Stati Uniti per avviare la sua brillante carriera da neurologo durante la quale aveva aperto studi medici a New York, nel New Jersey e in Pennsylvania.

Sulla sua fulgida carriera si sono addensate le prime ombre nel 2013, quando sono iniziate ad arrivare le accuse e le denunce per stupro. Le vittime hanno accusato il medico di aver sfruttato le sue conoscenze psichiatriche per manipolarle grazie alla prescrizione di antidolorifici e narcotici. Al momento di sottoscrivere nuovi farmaci il medico, approfittando delle precarie condizioni psicofisiche delle sue pazienti, le induceva a fare sesso con lui contro la loro volontà.

Ricardo Cruciani era accusato di 12 diversi reati e rischiava seriamente l’ergastolo.

Le altre accuse di stupro e il suicidio in carcere

Non era la prima volta che il neurologo era accusato di stupro, anzi, in alcuni casi era stata anche confermata la violenza sessuale ed era arrivata la condanna. C’erano però altri 18 capi d’accusa per i quali il medico avrebbe dovuto rispondere in un processo che sarebbe iniziato il prossimo gennaio.

Evidentemente il 68enne non aveva la forza per affrontare un nuovo processo e così lunedì scorso, nel carcere di New York, si è impiccato nelle docce usando una sedia e un indumento di stoffa.

Frederick Sosinsky, legale di Cruciani, ha confermato il suicidio del suo assistito ma senza rilasciare particolari sulla morte.

Esplode la polemica sulla sicurezza

La morte di Cruciani ha suscitato grande scalpore negli Stati Uniti e ha riacceso i riflettori sulla sicurezza nelle carceri statunitensi. L’avvocato del medico ha lamentato gli scarsi controlli e la carenza di personale in prigione, tant’è che non c’era nessuna guardia carceraria a monitorare le docce.

“Abbiamo sempre chiesto – ha sbottato Sosinsky – di mettere il mio assistito sotto custodia protettiva e ora siamo qui ad affrontare un tema così terribile. Chiedo che venga aperta un’indagine tempestiva e completa sulla morte del mio assistito”.

Nel carcere di New York sono già 11 i detenuti morti, mentre l’anno scorso ne furono ben 16 e, anche a causa di questi numeri, si è deciso di chiudere la prigione di Rikers Island entro il 2027.

L’avvocato di Cruciani ha lamentato il fatto che l’opinione pubblica ha condannato il suo assistito senza un processo equo: “I giudici hanno sommato quantitativamente tutte le accuse senza considerarle singolarmente e in modo obiettivo, valutando anche il profilo delle donne che lo avevano denunciato”.

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Redazione Nazionale

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