E l’ex medico di famiglia di Andrea Bonafede, il geometra incensurato che ha prestato la sua identità al boss latitante.
Ma era sempre Tumbarello, secondo l’accusa, a firmare le ricette e le richieste di ricovero per chi si nascondeva dietro l’identità di Bonafede, cioè il boss Messina Denaro.
Un’infinità di prescrizioni per consentire al boss di curarsi: dall’intervento chirurgico a Mazara del Vallo, nel 2020, alle ripetute richieste di farmaci, cure e terapie oncologiche alle quali si sottoponeva presso la clinica Maddalena di Palermo, dove è stato arrestato.
“Tumbarello ha personalmente visitato il paziente Matteo Messina Denaro – scrive il gip – raccolto l’anamnesi, indicatogli un percorso terapeutico, poi seguito con estrema attenzione, prescritto farmaci e analisi mediche, per patologie molto gravi, di cui effettivamente soffriva e soffre il boss, intestandole ad uno proprio assistito, che in realtà godeva di ottima salute”.
Il fermo è stato firmato dal gip di Palermo Alfredo Montalto che ha accolto la richiesta del procuratore capo Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido.
In quella occasione venne anche interrogato ed era stato anche perquisito il suo vecchio studio medico e l’abitazione privata. Nell’ordinanza di custodia cautelare ora gli vengono contestati il concorso esterno in associazione mafiosa e il falso ideologico.
Ma dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati i vertici del Grande Oriente d’Italia lo avevano sospeso. Nel suo passato anche la politica. Nel 2003 era stato eletto consigliere provinciale, ma gli era andata male la corsa per l’Assemblea Regionale Siciliana con una lista che appoggiava Cuffaro. Nel 2011 tentò anche la corsa a sindaco nella sua città con una lista denominata «Il Popolo della Libertà», ma riuscì a rimediare appena 610 voti.
A quest’ultimo viene contestano il favoreggiamento e la procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver favorito la mafia. Quest’ultima sarebbe stato una sorta di «postino» incaricato di consegna delle ricette mediche al boss latitante.
Nell’ordinanza di custodia cautelare di Alfonso Bonafede i magistrati parlano di “un inquietante reticolo di connivenze e complicità in diversi luoghi e in svariati ambiti professionali (a cominciare da quello medico – sanitario), reticolo sul quale sarà necessario proseguire le investigazioni che doverosamente dovranno condurre a individuare e perseguire, se sussistenti, tutte le condotte integranti possibili profili di responsabilità penale”.
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