Pubblicato il 10 Novembre, 2022
Così Gérald Darmanin, il ministro dell’Interno francese.
“Se noi accogliamo questi 234 migranti non rilocalizzeremo nessuna delle persone che ci eravamo impegnati ad accogliere nelle prossime settimane – ha aggiunto al termine del Consiglio dei ministri – Quella di Roma è stata un scelta incomprensibile, un atteggiamento inaccettabile”.
“L’Italia era il primo beneficiario del meccanismo di solidarietà europeo per la ricollocazione dei migranti rifugiati in Europa, ha ricordato ancora in merito al caso Ocean Viking.
“Questo meccanismo – ha sottolineato – prevede in particolare, delle ricollocazioni di persone rifugiate dai Paesi europei di primo ingresso, per rispondere, effettivamente, al diritto internazionale e al diritto del mare. Questi meccanismi sono pienamente funzionanti da diverse settimane. Del resto, l’Italia ne è il primo beneficiario. La gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo è un problema europeo, che ci riguarda tutti e che ha bisogno di una risposta europea”.
“La reazione che la Francia sta avendo di fronte alla richiesta di dare accoglienza a 234 migranti – quando l’Italia ne ha accolti 90mila solo quest’ anno – è totalmente incomprensibile di fronte ai continui richiami alla solidarietà dovuta a queste persone. Ma dimostra anche quanto la postura delle altre nazioni di fronte all’immigrazione illegale sia ferma e determinata. Quello che non capiamo è in ragione di cosa l’Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare”.
“In Italia – aggiunge Piantedosi – quest’anno sono sbarcate quasi 90mila persone. Tredici paesi europei si sono impegnati a ricollocare complessivamente circa 8.000 persone, meno di un decimo. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117 (lo 0,13% degli arrivati), di cui in Francia 38 (lo 0,04%). A fronte di questi ricollocamenti assolutamente insufficienti, si vuole imporre il principio che l’Italia sia l’unico approdo d’Europa possibile per gli immigrati illegali, determinando così un flusso di ingressi in notevole crescita in questi ultimi tre anni”.
“E’ evidente quindi che l’Italia non potrà dare la propria adesione a soluzioni per un Patto europeo non adeguatamente bilanciato tra misure di solidarietà e di responsabilità. I Paesi di primo ingresso non possono, infatti, da soli sopportare l’onere di una responsabilità esclusiva nella gestione dei flussi”, ha concluso il titolare del Viminale, aggiungendo che “per questo noi continuiamo a sostenere che la soluzione più seria è lavorare insieme per fermare le partenze dal nord Africa”.