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Milano

Milano, l’assassino del 33enne in monopattino ammette: “Avevo bevuto e sniffato cocaina”

Pubblicato il 13 Marzo, 2023

“lo prima dell’incidente avevo assunto sia alcool (birra) che cocaina (…) Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente (…) Avevo la patente sospesa è vero. È una colpa che mi assumo”.

Così Giuseppe D’Amico, il 29enne in carcere con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e guida sotto effetto di stupefacenti per aver travolto e ucciso un 30enne in monopattino venerdì scorso.

Ha ammesso le sue responsabilità nell’interrogatorio, assistito dall’avvocato Fabio Ambrosio, davanti al gip di Milano Tommaso Perna, che ha disposto per lui la custodia cautelare.

“L’indagato ha ampiamente mostrato di non essere in grado di rispettare alcuna prescrizione e regola di civile convivenza, oltre che giuridica e, prima ancora, di banale umanità”, ha scritto il gip Tommaso Perna nell’ordinanza con cui, accogliendo la richiesta del pm Francesco De Tommasi, ha convalidato l’arresto eseguito dalla Polizia locale e disposto la custodia cautelare in carcere.

Agli atti le dichiarazioni di un teste che hanno fornito indicazioni sul fatto che ci fosse il 29enne alla guida e non l’amica.

“Il ragazzo correndo si allontanava”, ha spiegato il teste.

Un amico e collega della vittima, Juan Carlos Quinga Guevara, che lo precedeva sempre su un monopattino, ha raccontato che quella macchina andava “a velocità troppo elevata, mi giravo verso Juan Carlos – ha messo a verbale – e vedevo che lui veniva investito”.

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