Niente pasticceria “food porn” a Gaeta. La titolare: “Non siamo graditi”

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I suoi dolci dalle forme ‘scandalose’ sono troppo volgari per poter essere commercializzati a Gaeta. Questo quanto ha denunciato la titolare di una attività di pasticceria, Ida Iorio, che voleva espandere il suo fiorente franchising nella cittadina tirrenica.

L’imprenditrice 45enne, originaria di Formia ma che vive ad Aversa, in provincia di Caserta, ha aperto una sua società, “Il ventinove sweet”, che possiede già due punti vendita, la prima ad Aversa e l’altra a Lecce e questa estate ne aprirà una terza a Pozzuoli. La sua idea era di aprire anche a Gaeta, ma. “Siamo stati a Gaeta, una città bellissima – scrive sulla sua pagina social – Da imprenditore volevo investire e dare lavoro in questa città. Moltissimi ragazzi, dopo il nostro annuncio, avevano inoltrato curriculum, e molti altri avevano manifestato la gioia per la nuova apertura. Avevo trovato un localino, piccolo ma accogliente nelle adiacenze di piazza Traniello, dovevamo solo firmare il contratto. La proprietaria si è fatta mandare tutte le carte, e il giorno della firma si è tirata indietro. L’agenzia immobiliare si è giustificata dicendo che poi sindaco, preti, e non so chi altro avevano osteggiato questa apertura. L’apertura di un posto dove si fanno dolci, pan cake fatti di uova, farina e cioccolato. Ho pianto tanto per la rabbia. Mi dispiace e chiedo scusa a tutti i gaetani che ci volevano. Troppi muri di gomma».

Cosa c’è che non va nei dolci di Ida: la risposta sta nelle forme in cui vengono realizzati, che richiamano abbastanza direttamente i genitali, sia maschili che femminili. Il locale scelto, poi, era nelle adiacenze di una scuola e della sede della Curia.

Nonostante sia stato chiamato in causa direttamente, il sindaco Cristian Leccese si dichiara estraneo alla vicenda: «Non so niente di questa storia, sono accuse gratuite da parte di chi evidentemente vuole farsi pubblicità. Lo stesso Arcivescovo Luigi Vari mi ha telefonato per esprimere la sua indignazione su questa storia, per le insinuazioni che erano state fatte sulle presunte pressioni di preti per convincere la proprietaria del negozio a non concederne l’affitto. In questa storia di cattivo gusto qualcuno è andato al di là del lecito».

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Lidano Orlandi

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