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Dopo l’orrore di Martano, un’altra bambina vittima di un atroce destino

Pubblicato il 23 Aprile, 2022

Avrebbe fatto tutto da sola. Questa volta non si tratterebbe della vittima di un incubo, di un orrore che si impossessa della realtà. Anche se si tratta di un’altra bambina, purtroppo, protagonista di un fatto di cronaca.

Il nuovo dramma è avvenuto in una palazzina di via Gramsci, a Marano sul Panaro, centro in provincia di Modena.

Erano circa le 13 quando una bambina di poco più di due anni è caduta dalla finestra dell’appartamento al secondo piano.

I familiari erano in casa.

Immediati i soccorsi con l’intervento del 118 e poi dell’elisoccorso che l’ha trasferita all’ospedale Maggiore di Bologna, dove si trova in gravi condizioni.

Sarebbe stato un fatale incidente, tipico dell’incoscienza e della voglia di scoprire dei più piccoli: la bambina sarebbe salita all’altezza della finestra e poi si sarebbe sporta.

La notizia giunge nel giorno in cui si è appreso dell’orrore di Martano, nel Salento. Lo scorso 23 luglio una donna avrebbe tentato di uccidere sua figlia, appena nata, con tre colpi di coltello alla gola. Come riporta il Quotidiano di Puglia, è di queste ore una svolta in questa drammatica vicenda. I carabinieri, perquisendo l’abitazione della donna, già accusata di tentato omicidio, hanno scoperto sotto il letto lo scheletro di un neonato, avvolto in alcuni stracci di cotone chiusi con del filo di ferro in una valigia.

La donna, già all’epoca arrestata in flagranza di reato, e tutt’ora è ai domiciliari in casa di parenti. Ora, le viene anche contestata l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere. Sono ancora in corso le indagini sull’infanticidio per stabilire se il cadavere ritrovato sotto il letto sia venuto alla luce vivo oppure morto. Il medico-legale ha già stabilito che la madre sia la stessa donna che avrebbe poi cercato di disfarsi anche della bambina nata l’estate scorsa.

Secondo le prime ricostruzioni, dopo aver dato alla luce il bambino, lo avrebbe prima avvolto in stracci di cotone, chiudendo le estremità con fili di ferro. E poi, avrebbe messo il corpo in una valigia di tessuto che avrebbe riposto in due sacchi di plastica, che richiudeva con elastico. Infine, avrebbe nascosto il tutto sotto un letto. È stato il compagno della donna a rinvenire i resti del corpicino, quando è ritornato in casa dopo il dissequestro dell’immobile, ma in fase d’indagine non è stato possibile stabilire se il feto fosse già morto nel grembo della mamma.

Per quanto riguarda i fatti di luglio, alle prime luci dell’alba, la donna avrebbe dato alla luce la bambina “clandestinamente”, per poi recidere il cordone ombelicale con una forbice. E in quei frangenti avrebbe inflitto alla neonata almeno tre tagli con un coltello recuperato da casa, in corrispondenza della carotide, procurandole ferite lacero-contuse sul collo.

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